Dragons

Dragons

dragons

Benefici

  • Profonda posizione che apre le anche e gli inguini
  • Allunga i quadricipiti e i flessori dell’anca (Psoas)
  • Ci sono molte varianti che aiutano a lavorare bene e nel dettaglio la zona inguinale
  • Può aiutare per migliorare problematiche al nervo sciatico

Controindicazioni

  • Può essere scomoda come posizione per le rotule e le caviglie che appoggiano a terra e questo accade soprattutto se per rigidità dei flessori dell’anca le cosce sono quasi perpendicolari tra loro (e il femore della gamba posteriore perpendicolare quindi a terra). In questo caso il peso si scarica parecchio sul ginocchio posteriore e il fastidio può essere stemperato mettendo una coperta piegata sotto per creare uno strato morbido su cui mettere il peso.

Come entrare in posizione

  • Partendo da Down Dog (Adho Mukha Svanasana) si porta il piede destro tra le mani controllando che lo stinco di tale gamba sia perpendicolare a terra cosicché il peso possa scaricarsi al meglio. Se il piede non arriva in mezzo alle mani è possibile scivolare all’indietro con la gamba posteriore fino a portare lo stinco della gamba anteriore perpendicolare a terra. La posizione va fatta da entrambi i lati.

Alternativedragons

  • Baby Dragon è fatto con entrambe le mani in appoggio per terra ed è una tra le varianti più facili. Portare le mani sul ginocchio frontale raddrizzando il busto approfondisce l’apertura dello psoas e l’allungamento del quadricipite. Questa posizione è chiamata Dragon Flying High
  • Per approfondire ancora di più è possibile inclinare il busto in avanti fino a portare i gomiti a terra scaricando così il peso. Questa variante è chiamata Dragon Flying Low. In questa variante è anche possibile scaricare il peso appoggiandosi su un bolster o con la testa o con i gomiti a seconda di cosa si vuole facilitare o di che peso di vuole scaricare e perché.
  • Twisted Dragon è la variante in cui a Dragon Flying Low si aggiunge una torsione. La mano del lato del corpo della gamba frontale si appoggia sul ginocchio e ruotando il corpo si guarda verso l’alto cercando di portare il centro del petto verso il cielo.
  • Winged Dragon è la variante che, partendo da Dragon Flying Low, prevede di aprire il ginocchio della gamba anteriore verso l’esterno. Anche qui è possibile usare i props per scaricare il peso/aiutare nella posizione
  • Dragon Split (spaccata frontale) offre l’allungamento più intenso per lo psoas. E’ possibile sedersi su un bolster in questa posizione per alzare il bacino di quel tanto che basta per poter mantenere la posizione.
  • Fire Breathing Dragon è l’ulteriore intensificazione delle varianti sopra riportate che si effettua attivando il quadricipite e alzando il ginocchio della gamba posteriore che andrà ad appoggiarsi a terra attraverso le dita del piede in estensione. Se il quadricipite è debole in questa variante è possibile appoggiare lo stinco della gamba posteriore su un bolster.

Come uscire dalla posizionedragons

  • Per uscire dalla posizione ci si riporta alzando il bacino e raddrizzando le gambe in Down Dog
  • Scivolando indietro è possibile scaricare più peso a terra sul ginocchio posteriore finchè non è possibile sistemando il busto passare nella posizione di quadrupedia (gatto)

Controposizioni

  • Down Dog
  • Child’s pose
  • Cat

Meridiani

  • Stomaco, Milza, Fegato Cistifellea e Reni.
  • Nella posizione Dragon Flyng High o Dragon Splits High anche il meridiano della Vescica

Articolazioni

  • Anche e caviglie
  • Zona lombo-sacrale nelle varianti con estensione spinale

Tempo

  • Solitamente ogni variante si tiene per un minuto facendo cicli di Dragons per un totale anche di 3-5 minuti (3-5 varianti)
  • Si può anche tenere la singola variante per 3-5 minuti

Altri consigli

  • Concentrarsi a premere bene il piede frontale a terra specialmente il mignolo aiuta a scaricare bene il peso

 

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Caterpillar

Caterpillar

caterpillar

Benefici:

  • Lavora sui legamenti lungo la spina dorsale
  • Comprimendo la zona dello stomaco rinforza l’apparato digerente
  • Stimola i reni
  • Massaggia il cuore
  • Aiuta a curare l’impotenza e porta al controllo dell’energia sessuale
  • Bilancia il flusso del Chi
  • Rilassa la mente e porta l’attenzione verso l’interno

Controindicazioni:

  • Può aggravare la sciatica. Se è questo il caso sedere su un cuscino aiuta a non comprimere il nervo. Fare attenzione a non ruotare indietro i fianchi durante la posizione perché il bacino deve ruotare in avanti.
  • Se il praticante ha qualche problema con la parte bassa della schiena come protrusioni dei dischi intervertebrali che non permettono la flessione in avanti della colonna vertebrale allora occorre mantenere la spina dorsale più diritta possibile.
  • Se i tendini posteriori del ginocchio sono molto tesi facilitare la posizione mettendo un cuscino o un bolster sotto le ginocchia
  • La posizione non è indicata in casi di ernie discali

Come entrare in posizione:

  • Seduti su un cuscino con entrambe le gambe distese di fronte a voi piegarsi in avanti sopra le gambe permettendo alla schiena di flettersi.

Alternative:

caterpillar

  • Se il collo si sente in tensione per il peso della testa è possibile appoggiare la testa sulle mani o su un bolster.
  • E’ possibile anche sdraiarsi su un bolster che verrà posizionato sopra le gambe
  • E’ possibile fare la posizione con le gambe distese sul muro e la schiena per terra
  • Se le ginocchia si sentono sovraccaricate è possibile attivare i quadricipiti per qualche istante o mettere una coperta sotto le ginocchia per mantenerle leggermente piegate.
  • Se il praticante è molto flessibile è possibile divaricare leggermente le gambe permettendo al busto di scendere ulteriormente

Come uscire dalla posizione:

  • Usa le tue mani per sostenere il peso del corpo mano a mano che ti rialzi srotolando la schiena vertebra dopo vertebra
  • Appena ti sei rialzato puoi inclinare il busto leggermente all’indietro sostenendolo con le braccia per allentare la tensione a livello lombare
  • Più si sta in una posizione più i movimenti di ritorno devono essere lenti e controllati

Controposizioni:

  • Sdraiarsi a pancia in giù o qualsiasi dolce estensione all’indietro della colonna aiuta a sciogliere l’indolenzimento che può comparire a seguito del lavoro fatto a livello delle lombari
  • Anche le torsioni da seduti aiutano a sciogliere

Meridiani e organi:

  • Meridiano della vescica

Articolazioni:

  • Colonna vertebrale

Tempo:

  • Dai 3 ai 5 minuti o più

Altri consigli:

  • A differenza di Pashimottanasana con il Caterpillar non si cerca di allungare la colonna o i muscoli della schiena né si cerca di portare la testa verso i piedi ma, piuttosto, di arrotondare la colonna così la testa arriva verso le ginocchia.
  • Occorre far in modo che sia la gravità a fare il lavoro e non si muscoli che si mantengono rilassati. All’occorrenza è possibile sedersi su più cuscini in modo da avere il bacino più alto dei piedi e sfruttare di più la gravità

 

 

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Surya Namaskar – Saluto al sole

Surya Namaskara, ovvero il saluto al sole, è una serie di āsana di Hatha Yoga. Deriva dal sanscrito “surya” che significa “sole”, e “namaskara” che significa “saluto”.

 

La serie di āsana veniva eseguita solitamente al sorgere del sole mentre oggi viene praticata anche a differenti orari della giornata. Non è raro salutare il sole anche al tramonto.

 

Lo scopo di questa sequenza, è inizialmente quello devozionale nei confronti del sole. Il sole (surya) è infatti sin dai tempi antichi identificato come colui che genera la vita con i suoi raggi energetici che fanno fiorire l’uomo e la natura. Ma lo scopo non è solo devozionale e simbolico, ma è anche fisico. Infatti la pratica del saluto al sole ha il compito di sciogliere, allungare e rendere flessibili i muscoli. Inoltre Surya Namaskara massaggia gli organi interni e amplia la respirazione. I maestri yoga consigliano di svolgere sempre un “Saluto al Sole” al mattino e comunque sempre prima di una sessione di Hatha Yoga, in quanto prepara il corpo e la mente alle successive asana.

Si ringrazia per le musiche Andrea Di Terlizzi

Per maggiori informazioni: Inner Innovation Project

 

 

 

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Presenza Mentale e Yoga

presenza mentaleLavorando sulla Presenza mentale alcune domande scompaiono.

Come le forme di controllo sul futuro.

“Cosa accade se…”

“…e se succede così come fare a…”

Il colmo è che scompaiono senza che ce ne accorgiamo.

Il cambiamento accade lentamente, giorno dopo giorno, così che d’improvviso, qualcuno ci sveglia chiedendoci…

… proprio quella domanda che abbiamo smesso di porci.

“cosa fai se…”

Ed è lì che rischi di chiederti addirittura cosa c’è che non va in te, come mai non ti sei fatto questo pensiero? Com’è che non ci avevi pensato? Sei diventato d’un tratto uno sprovveduto?

Ekchart Tolle (e non solo lui, ma ultimamente sta battendo molto su questo punto) dice che la presenza mentale è fondamentale, che la vita si svolge nel Qui ed Ora.

Si svolge adesso.

Ora, in questo momento.

Proprio mentre sto battendo i tasti sulla tastiera e sto scrivendo questa frase.

Proprio mentre voi la state leggendo.

La domanda che possiamo farci nel momento presente è:”Come sto ora?”

Chiedersi “Come starò domani?”  ha senso?

Non è forse come chiedersi “Cosa leggerò nella prossima pagina di questo avvincente romanzo?”

Immaginate di guardare un meraviglioso e avvincente film.

cinemaDubito che possa esserci spazio durante la visione del film per discussioni sul finale o su cosa è accaduto nei minuti precedenti. Semplicemente perché mentre vi chiedete queste cose il film continua e vi perdete le battute.

Ora immaginate di essere in due. Vi sarà senz’altro già capitato. Immaginate che quest’altra persona continui ininterrottamente a disturbarvi durante tutto il film, con considerazioni su quello che è accaduto prima, ipotesi su quello che accadrà dopo…

…resistete forse 10 minuti, poi ,probabilmente identificati in uno sfogo di rabbia, rischiate di rispondergli male.

Ebbene la situazione non è diversa.

Il film è il momento presente, il Qui ed Ora.

E l’altra persona è la vostra stessa mente che continua a pensare in modo meccanico, un flusso ininterrotto di considerazioni, pensieri, preoccupazioni, ipotesi, ricostruzioni di scene passate, tuffi nella memoria o in sogni ad occhi aperti…

…e vi perdete il film senza nemmeno accorgervene.

E’ importante restare ben ancorati al momento presente.

Dove siete?

Presenza mentale.

La domanda non viene formulata né voi risponderete col pensiero.

Semplicemente rimanendo nel Qui ed Ora prendete consapevolezza di dove siete.

Con chi siete?

Cosa state facendo?

Perché lo state facendo?

Come vi sentite ora?

Queste non sono domande ma prese di coscienza, istantanee realizzazioni nel momento presente.

Ricolleghiamoci.

Basta un respiro, un respiro consapevole e perfettamente presente. Ogni centimetro della vostra pelle è attenta, ogni suono, persino i più lontani vi attraversano. Non c’è giudizio, né voglia di interpretare ciò che arriva nei sensi, ma solo il desiderio bruciante, infuocato di essere nel corpo, essere qui, ora, adesso, con tutti voi stessi.

Come vi sentite, ora?

present moment

 

 

 

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Trento: prima dei corsi Yin Yoga…

Trento: prima dei corsi Yin Yoga…

Volevo leggere ancora qualche pagina di  “Yin Yoga” di Bernie Clark prima di dirigermi ai corsi Yoga. Seduto su una panchina, in un meraviglioso parco a Trento città, sono stato colpito da questa frase che vorrei condividere.

 

“We do not use the body to get into a pose, we use the pose to get into the body”

“Non ci serviamo del corpo per entrare in una posizione yoga, ma usiamo la posizione per entrare nel corpo.”

 

Corsi Yoga Trento

E’ per questo che è molto importante un corretto approccio allo Yin Yoga. Non dobbiamo prendere il corpo strattonandolo finché non raggiunge la posizione voluta. Anche se non si è raggiunta la posizione ideale, quella da rivista per intenderci, dobbiamo sapere che la posizione sta comunque lavorando contemporaneamente su molteplici aspetti, dal corpo alla mente, dall’energia alle nostre emozioni. Detto questo proviamo a fare silenzio, rimanendo immobili, e ci mettiamo in ascolto. Ascoltiamo il corpo che ci parla. Ascoltiamo i vari cancelli che si aprono, come piccoli e dolci inviti che possiamo cogliere e seguire per guadagnare un millimetro, o una frazione di millimetro. Ma è il corpo che ci invita, è dal corpo che parte il movimento dello Yin Yoga. Dobbiamo quindi entrare nel corpo, ascoltandoci, percependo i vari cambiamenti, spesso molto sottili, che possono avvenire…

 

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Perché praticare Yoga?

“Perché praticare lo Yoga?”

“Cosa cerchi nello Yoga? e perché?”

Questa è una buona domanda.

Una domanda tra il resto che non ha sempre la stessa risposta.

Praticare lo Yoga non sempre ha un perché, né deve per forza averlo.

Durante questo cammino è come se avessi attraversato diversi “momenti”, e in ogni momento la motivazione che mi spingeva a Praticare era diversa. Cercavo cose diverse. E sicuramente la mia risposta oggi cambierà in un domani.

“Perché praticare Yoga?”

Questa domanda me la sono posta tante volte.

Esiste un fine dello Yoga? Un’intenzione?

Le cose che cercavo le ho poi trovate??

Mai mentre le cercavo.

E’ come una persona che va a cercare funghi, e si concentra sui finferli, perché vuole quelli.perché praticare Yoga, Yoga Trento Arjavam

Innanzitutto bisogna vedere se li cerca almeno in un bosco, nel posto dove loro crescono, dove è più probabile trovarli. Perché noi diamo la cosa per scontata, ma se applichiamo questo esempio al mondo dello Yoga è facile trovare gente che cerca finferli in statale.

Inoltre mentre cerca i finferli, tutto attento e focalizzato per ogni cosa gialla che si nasconde nel sottobosco, sicuramente tenderà a non accorgersi dei magnifici porcini anche se ci passa a meno di un metro di distanza.

Probabilmente non si accorgerà nemmeno del capriolo vicino al cespuglio più avanti, o dell’effetto meraviglioso dei raggi del sole che passano attraverso i rami, o del profumo di qualche ciclamino che fa capolino vicino al ruscello.

La domanda allora è:”Ma perché ci concentriamo tanto sui finferli?”

“Chi ce li ha messi in testa?”

E soprattutto:” Quale parte di noi li desidera e a quale scopo?”

Ecco allora che forse, dico forse, non sono nemmeno così importanti i finferli.

Magari è più istruttivo passeggiare nel bosco, con gli occhi ben aperti.

Magari non è nemmeno saggio cercare qualcosa di preciso, ma semplicemente lasciare la mente a casa, e portarsi appresso solo i nostri sensi e la nostra curiosità.

E chissà, forse proprio quando non cercherete i finferli ma starete assaporando l’odore del meraviglioso bosco nel quale vi troverete, aprendo gli occhi, ne vedrete finalmente qualcuno…

 

 

 

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Yoga ed Emozioni

Le mille maschere dello Yoga, Yoga ed EmozioniYoga ed Emozioni

Attrito.

Disagio.

Ogni tanto accade.

Ogni tanto nello yoga accade di provare fastidio.

“La posizione è scomoda, la posizione è faticosa, la posizione…”

Oppure la mente.

“La mente è irrequieta, non si calma, continua a produrre pensieri, non si riesce a concentrarsi, ho sonno…”

Oppure l’istruttore.

“Oggi non si capisce nulla di quello che dice, parla troppo piano, parla troppo veloce, propone cose assurde, quello che propone non riesco a farlo…”

C’è sempre qualcosa a cui addossare la colpa del nostro fastidio, del nostro attrito…

…e guarda caso non siamo mai noi il motivo per cui non ci sentiamo bene.

Lo Yoga invita a riflettere, ad ascoltarsi

…e proprio nell’ascolto di noi stessi, nei momenti di gioia o di attrito, qualcosa emerge.

Occorre chiedersi:” Perché provo attrito?”

“Cosa vuole comunicarmi questo attrito? Perché sono a disagio? Quale parte di me è a disagio?”

“Quando sono a disagio, fisico o mentale, di cosa ho paura?”

“Quale parte di me non accetto?”

La paura fa parte di noi.

Le nostre emozioni sono parte integrante di noi stessi.

Yoga vuol dire Unione.

Yoga quindi è unione anche con le proprie emozioni

Se partiamo dall’assunto che le emozioni si dividano in positive e negative già creiamo divisione.

E da questa divisione nasce la convinzione che alcune emozioni non vadano vissute, non vadano provate, ma sconfitte, allontanate, placate, ignorate ecc…

Così la rabbia viene soffocata, la tristezza ignorata, la paura soppressa, la sofferenza evitata…

Ma davvero siamo chiamati a fuggire la sofferenza? a vincere la paura?

Se sono parti di noi non è allora come dire:”fuggire dal proprio braccio, vincere la propria gamba…”?

Chiediamoci allora:”Quale parte di me non accetto? Perché?”

Questa è ricerca.

E’ un primo passo verso la conoscenza di noi stessi.

 

 

 

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La vastità dello Yoga

Yoga Trento Corsi - La vastità dello YogaLa vastità dello Yoga

Chi non conosce lo yoga è convinto sia poco più che banale stretching.
Chi inizia a praticarlo è convinto siano solo posizioni (asana), tante e scomode posizioni da fare su un tappetino in una palestra.

Chi lo pratica da un po’ scopre che non sono solo posizioni ma c’è anche molto altro, partendo dalle indicazioni di base per approcciarsi allo Yoga (Yama e Nyama) per arrivare alla scienza del respiro (pranayama) e poi all’arte della concentrazione (dharana)…

Lentamente si scopre che lo yoga è molto altro, e che soprattutto non è uno sport. Lo Yoga modifica nel tempo non solo il corpo ma anche alcune dinamiche interne, sbloccando sacche emotive irrisolte, portando all’introspezione e offrendo occasioni di autoanalisi, lavorando sulle emozioni e sui pensieri lo Yoga porta ad osservarsi, a conoscersi un poco di più.

Poi, incuriositi da questa cosa che lentamente si prende sempre più spazio nelle nostre vite, forse per curiosità forse per passione, ci si appresta alla filosofia, si comprano dei libri e si comincia a studiare un poco.

Ed ecco che forse uno sguardo dolcemente stupìto fa capolino nel momento in cui si scopre che la via di Patanjali, o Raja Yoga, costituita dagli otto “anga” dello Yoga è solo una delle tante vie (Marga).

Oltre al Raja Yoga esiste lo Jnana Yoga, la Via della Conoscenza, il Bhakti Yoga, ossia la Via dell’Adorazione, e il Karma Yoga, la Via dell’Azione.

Così dopo 10 anni ci si ritrova a capire che si è aperta una porticina, e che forse dietro c’è davvero tanto.
Dopo 10 anni si realizza che si è solo grattata la punticina di un iceberg gigantesco.
Magari realizzando che lo yoga si porta anche e soprattutto fuori dal tappetino, nella vita di tutti i giorni, come modo di vivere.

La cosa divertente è che dopo degli anni realizzi che non sai più rispondere alla domanda:”Cosa è lo Yoga?”

…e ti accorgi tristemente che nessuno nemmeno se la pone più come domanda perché convinti di sapere la risposta o perché la riposta forse non interessa abbastanza…

Non basterebbero dieci vite per esperire tutto quello che c’è da esperire dello yoga…
…e questo è semplicemente meraviglioso.

 

 

 

 

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La verità selvaggia

La verità selvaggia

di Jeff Foster

 

“Ho visto accadere miracoli, quando le persone han detto semplicemente la verità.

Non la “bella” verità.
Non è la verità che cerca di compiacere o confortare.
Ma la verità selvaggia. La verità selvaggia.
La scomoda verità.
La verità tantrica. La “cazzo di verità”.

La verità che hai paura di dire.
L’orribile verità su di te
che ti nascondi per “proteggere” gli altri.
Per evitare di essere “troppo”.
Per evitare di essere vergognoso e rifiutato.
Per evitare di essere visto.

La verità dei tuoi sentimenti più profondi:
La rabbia che hai nascosto, controllando, congelando gli orrori di cui non vuoi parlare.
Gli impulsi sessuali che hai cercato di intorpidire.
I desideri primitivi che non puoi sopportare di articolare.

Alla fine, le difese si rompono,
e questo materiale “non sicuro” emerge
dal profondo dell’inconscio.
Non puoi più trattenerlo.
L’immagine del “bravo ragazzo” o “bella ragazza” evapora.
Il “perfetto”, il “colui che ha capito tutto”,
L’ lo ‘evoluto’, queste immagini bruciano.

Tu tremi, sudi, ti avvicini al vomito,
pensi di poter morire facendolo,
ma alla fine tu dici la fottuta verità,
la verità di cui ti vergogni profondamente.

Non la verità astratta. Non la verità “spirituale”.
Non una verità formulata con cura, progettata per prevenire l’offesa.
Non una verità ben confezionata.
Ma una verità umana disordinata, infuocata e sciatta.
Una sanguinaria, passionale, provocante, sensuale,
verità mortale selvaggia e non decantata.
Una verità traballante, appiccicosa, sudata e vulnerabile.

La verità di come ti senti.
La verità che consente a un’altra persona di vederti grezza.
La verità che fa sussultare.
La verità che fa battere il tuo cuore.

Questa è la verità che ti renderà libero.

Ho visto scomparire le depressioni croniche e le ansie che durano da tutta la vita da un giorno all’altro.
Ho visto evaporare profondamente i traumi incorporati.
Ho visto la fibromialgia, emicranie, stanchezza cronica, mal di schiena insopportabile, tensione corporea, disturbi allo stomaco, svanire, non tornare mai più.

Naturalmente, gli “effetti collaterali” della verità non sono sempre così drammatici.
E non entriamo nella nostra verità con un risultato in mente.
Ma pensa alle enormi quantità di energia che costa
reprimere la nostra natura selvaggia degli animali,
intorpidire la nostra natura selvaggia,
reprimere la nostra rabbia, le lacrime e il terrore,
sostenere un’immagine falsa e fingere di essere ‘ok’.
Pensa a tutta la tensione che tratteniamo nel corpo,
e il danno che fa al nostro sistema immunitario,
quando viviamo nella paura di “uscire”.

Corri il rischio di dire la tua verità.
La verità che hai paura di dire.
La verità che temi farà girare il mondo.
Trova una persona sicura – un amico, un terapeuta, un consulente, te stesso –
e lasciati entrare. Lascia che ti tengano quando ti abbatti.
Lascia che ti amino
mentre piangi, ti arrabbi, tremi di paura,
e generalmente fai un casino.

Dì la tua fottuta verità a qualcuno – potrebbe solo salvarti la vita, guarirti dal profondo e connetterti con l’umanità in modi che non avresti mai immaginato.”

 

Yoga e Verità

 

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Yoga nudo e semplice

Yoga nudo: lo yoga per la semplicità

Ho sentito parlare spesso di cose un po’ particolari.

Lo Yoga come molte discipline orientali si porta appresso un vocabolario di nomi e concetti davvero vasto che sicuramente disarma l’occidentale medio.

Per chi li sente la prima volta rischiano purtroppo di sembrare cose molto astruse. E non serve andare in India per sbatterci contro. Dalla fiera dell’oriente a Padova, al Sana di Bologna o ad uno dei tanti festival dello Yoga (quello di Merano è un esempio) ecco che subito si apre un mondo, si alza un sipario.

Reiki, Chakra, Aura, Energie sottili, canali energetici, corpo pranico, piano astrale, mantra, doppio eterico, kundalini…

C’è di tutto.

C’è da perdersi.

E con diffidenza solitamente ci si fa un’idea con ciò che appare di più, generalmente la prima facciata, quella consumistica.

Bagni di gong, cremine per aprire i chakra, lettura dell’aura, pendoli…

Non di rado ho visto persone sospettose dare un giudizio affrettato (e solitamente negativo) facendo di tutta un’erba un fascio.

I commenti si possono così riassumere

“un mare di sciocchezze”

“non c’è nulla di dimostrato”

Che tipo di persona sei?

Volessimo fare un gioco, potremmo raggruppare le persone in tre macrotipologie:

  1. quelle scettiche, che rifiutano tutto ciò che non è dimostrabile a priori
  2. quelle credulone che considerano vero tutto quello che viene detto loro
  3. quelle che stanno nel mezzo.

Queste ultime si rendono conto che in ogni settore ci sono persone oneste e capaci e altre che se ne approfittano, si rendono conto che come in ogni cosa ci sono delle verità e delle fesserie e mantengono un atteggiamento aperto seppur accompagnato da un buon spirito critico.

Tuttavia è bene parlarne di questi argomenti, perché oggigiorno il marketing di questo settore ha ormai fatto arrivare alle orecchie di tutti o quasi parole come chackra, energia, aura…

Dove sta la verità?

Sono concetti reali o un mare di fandonie? Esistono i chackra?

yoga trento corsi - chakra

Sicuramente per come è strutturata la nostra società, per le sue radici e mentalità, sono concetti lontani, talmente lontani che vengono generalmente rifiutati o considerati, nel migliore dei casi, fantasticherie, dolci storielle per allietare la notte ai bambini.

Per altre società, che nascono da contesti completamenti diversi, sono concetti molto più vicini e accettati dalla stragrande maggioranza delle persone.

Un esempio su tutti: la reincarnazione.

Abbiamo mezzo mondo che ci crede, l’altra metà che non ci crede.

Chi ha ragione?

Se chiedo ad un Cattolico avrò una risposta, se chiedo ad un Buddista un’altra.

Chi ha ragione?

Non è facile stabilire cosa è vero e cosa è falso, non è facile darsi una risposta. Non possiamo credere ciecamente a tutto né ritenere che tutto sia mera illusione, e perciò, come da tante altre parti, anche in questo settore il reale, la verità, non è evidente, ma nascosta: va cercata, messa in dubbio, provata, riconosciuta, rimessa in dubbio…in un processo costante di ricerca del vero e che non sempre, occorre dirlo, porta a rispondere alle domande con le quali siamo partiti.

Occorre precisare che è enormemente difficile non giudicare tutto e subito. In molti tendono a rifiutare  questo mondo ritenendo i concetti incontrati pura invenzione dell’uomo. Tronfi dall’alto della nostra scienza e barricati in una gabbia di preconcetti e condizionamenti, è molto facile ritenere falso ogni cosa che non possa essere dimostrata scientificamente rifiutando a priori l’esistenza di qualcosa che ci è precluso o totalmente estraneo, un qualcosa che non è percepibile con i normali sensi di cui un essere umano dispone e talvolta nemmeno dalla sua tecnologia.

Ciò che vorrei proporre non è una risposta ma un diverso approccio al problema.

La parentesi storica: un esempio

Prima di Colombo tutti (o quasi) ritenevano che l’America non esistesse. Parlare di un gigantesco continente al di là dello stretto di Gibilterra era pura fantasia. Storie che si potevano raccontare la sera ai bambini per affascinarli. Ciò che la storia insegna è che possiamo stabilire con una buona certezza l’esistenza di ciò di cui abbiamo prove tangibili.

I numerosi reperti storici pervenuti ci aiutano ad affermare che Colombo è partito con le sue tre caravelle alla volta delle Americhe  il 3 agosto 1492 (cercava una strada per l’Asia in realtà). Con le prove scientifiche  possiamo affermare che questo fatto è accaduto.

Non possiamo però affermare ciò che comunemente (ed erroneamente) aggiungiamo noi, ossia che nessuno prima di Colombo abbia intrapreso lo stesso viaggio sbarcando vittorioso sulle coste americane.

L’errore è di logica.

Infatti queste “prove” scientifiche su Colombo sono assolutamente e logicamente non sufficienti, basta fermarsi un attimo a ragionare per capirlo, per asserire che nessuno prima di lui sia mai sbarcato in America. Questa seconda tesi, ossia “Colombo è stato il primo a scoprire l’America” per essere considerata vera avrebbe bisogno di altre evidenze scientifiche, come ad esempio la prova che nessuno è mai sbarcato sulle coste americane prima di lui, tesi evidentemente indimostrabile.

Accade anche che nel tempo la scienza faccia luce su questi aspetti dimostrando ad esempio che I vichinghi sbarcarono prima di Colombo.

La cosa importante è non ricadere nello stesso errore di logica.

Dire infatti che i Vichinghi sono stati i primi a sbarcare sulle coste dell’America equivarrebbe rifare lo stesso ragionamento di prima, semmai dovremmo dire che i Vichinghi, rispetto ai dati a noi pervenuti, sono i primi ma potrebbero anche non esserlo.

Bisogna lasciare la porta aperta.

Altri esempi.

Parlando degli Ufo ad esempio abbiamo una fetta di popolazione che ci crede ciecamente e un’altra che li nega completamente. Le loro tesi sono così riassumibili: “gli ufo non esistono perché non abbiamo mai avuto prova della loro esistenza” e “gli ufo esistono perché, anche se non abbiamo mai avuto prova della loro esistenza, è impossibile che in un universo infinito ci sia un solo pianeta ospitante esseri viventi”.

Tuttavia, per le prove che abbiamo (o meglio che non abbiamo), dobbiamo rifiutare entrambe le tesi perché nessuna delle due è dimostrata o smentita.

Dove sta allora la verità?

Esistono o non esistono?

“Così è se vi pare” diceva Pirandello, nel senso che in sostanza ognuno può credere a ciò che vuole.

Qualcuno invece suggerisce una terza soluzione al problema, ossia quella di “non credere” a queste tesi, in quanto né l’una né l’altra dimostrabili, lasciando il problema irrisolto. Questo ci permetterebbe di tenere l’argomento sempre aperto, e la mente sempre ricettiva al nuovo, ad eventuali evidenze che in un modo o nell’altro possano prima o poi far luce sulla questione. Se decidiamo arbitrariamente, senza ricerca, qual è la verità, perché abbiamo bisogno di credere a qualcosa stiamo in realtà offuscando il problema.

Ripeto allora la domanda: cosa possiamo considerare “reale”?

L’esempio dello Yoga

Cosa centra tutto questo con lo Yoga?

Senza esperienza diretta non possiamo affermare né l’esistenza dei chackra né che non esistano, e così via per molti altri concetti.

E se realizzate davvero questa frase capite anche che questo modo di affrontare la vita e questi temi è oltremodo destabilizzante: ci sradica completamente dalle nostre convinzioni. Noi amiamo le certezze e le rassicurazioni, è un amore che è scritto nel nostro DNA. Il bisogno spasmodico di certezze aiuta a dare un senso, un contorno a ciò che viviamo, a toglierci quell’ansia del futuro, quell’ansia che ci prende le viscere quando realizziamo che nulla è in nostro controllo. Abbiamo bisogno quindi di definire, delimitare il reale da ciò che non lo è.

Ma è davvero così semplice affermare questo o quello?

Dividere tutto in due bei gruppi, belli e distinti, ciò che esiste e ciò che è illusione?

Io credo non sia assolutamente facile dividere il mondo in due gruppi. E’ un esercizio che potrebbero forse fare i bambini nella loro inconsapevolezza e comunque, in base alla propria soggettività, farebbero gruppi sicuramente non corrispondenti gli uni agli altri, questo per dimostrare che tutti abbiamo idee diverse su ciò che esiste e ciò che non esiste.

Il sogno è reale o è illusione?

La sofferenza è reale o è illusione?

Il desiderio è reale o è illusione?

Una rosa è reale o è illusione?

Un chackra è reale o è illusione?

Abbiamo davvero troppe certezze.

Solo fermandoci un attimo in più a pensare possiamo lasciarle cadere facendo spazio alla fresca leggerezza delle domande. Siamo davvero convinti di troppe, troppe cose. La vita, la vita vera intendo, offre ben pochi appigli. Accade sempre qualcosa di inaspettato, che ci rovina i nostri meravigliosi progetti, i nostri perfetti e infallibili piani per il futuro.

Per questo affermo che ho trovato soprattutto domande, perché non mi basta un libro che parla di chackra per convincermi che esistano, né il fatto che non si possano dimostrare/misurare per convincermi che non esistano.

Mi sento un po’ come San Tommaso per certi versi, che ha bisogno di un’esperienza diretta (possibilmente ripetibile) per credere o non credere a questo o quello. In realtà San Tommaso non credeva fino a prova contraria, io invece lascio proprio il problema aperto e irrisolto in tutta la sua bellezza di essere un mistero senza dover per forza sbilanciarmi da una parte o dall’altra definendolo.

Con questo approccio lo Yoga diventa davvero un viaggio meraviglioso, senza dogmi, verità acclamate, fastidiose superstizioni. Lo yoga diventa pura esperienza personale e profonda indagine, vera ricerca scientifica dove si ragiona sulle tesi e sulle evidenze che il nostro corpo ci offre come risposta, un’avventura dentro se stessi, con i suoi momenti d’estasi e di sconforto, i suoi passi e le sue conquiste, o con la realizzazione che bisogna tornare indietro da capo e ricominciare nuovamente.

Per questo ho esordito “per uno yoga nudo e semplice”, intendendo uno yoga disadorno di tutti i concetti che sono stati tanto ripresi e inflazionati nel settore, uno yoga che non considera vero o falso a priori ciò che è scritto su un libro, ma che si propone come scopo l’esperienza diretta, con gran onestà intellettuale, pazienza e dedizione, e la consapevolezza che potrebbe anche essere che alcuni misteri, anche dopo tanto cercare, rimangano comunque tali.

 

 

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