Introduzione allo Yin Yoga

 

Differenze tra Yin e Yang Yoga

butterfly

 

La maggior parte delle forme di yoga oggi pratiche sono dinamiche, attive, disegnate per lavorare solo metà del nostro corpo: la parte muscolare, ossia i tessuti Yang. Lo Yin Yoga ci permette di lavorare con l’altra metà, i profondi tessuti Yin, ossia legamenti, articolazioni, la fascia e persino le nostre ossa.

Tutti i nostri tessuti sono importanti e devono essere esercitati affinché noi possiamo ottenere il miglior beneficio in termini di salute e vitalità.

Ma si possono esercitare le nostre articolazioni? Non è forse pericoloso? Sì e no. Dipende da come questo esercizio viene fatto: possiamo allenare le nostre articolazioni in modo sicuro se però lo facciamo in modo intelligente.

Se questo lavoro viene fatto in modo errato possiamo senz’altro fare danno al nostro corpo ma qualsiasi forma di esercizio in realtà se fatta in modo errato potrebbe danneggiarci.

Sono molti i benefici che possono derivare da una corretta pratica dello Yoga: possono essere  benefici fisici, mentali, emotivi, energetici, spirituali. I benefici che possiamo ottenere dipendono molto dalla nostra intenzione quando pratichiamo.

 Come noi pratichiamo è tanto importante quanto cosa pratichiamo.

 Esiste un aspetto Yin  della nostra vita e un aspetto Yang.

 Allo stesso modo esiste un modo Yin di Praticare Yoga e un modo Yang.

Praticare nella modalità Yin vuol dire fare particolare attenzione a concetti come cedere, accettare,  permettere, nutrire. 

Anche in una pratica Yang in cui si suda molto possiamo adottare una sensibilità e una ricettività propria dello stile Yin  che ci aiuterà a vivere lo Yoga in modo molto più completo e profondo. 

Alcuni studenti trovano inizialmente questo stile di yoga noioso, passivo, o troppo dolce, ma presto scoprono che può essere una pratica sfidante,  aspetto dovuto soprattutto al tempo di mantenimento delle posizioni. Lo Yin yoga è semplice, ma semplice non vuol dire facile. Si può rimanere in una posizione da pochi minuti anche fino a 20 o più.

Gli stili di Yang Yoga generalmente stimolano le fibre e le cellule dei muscoli con movimenti ritmici e ripetitivi.  Al contrario, i tessuti Yin, essendo più secchi e molto meno elastici, potrebbero essere danneggiati se sollecitati allo stesso modo.  Si può dire che per questo genere di tessuti è meglio che vengano applicate forze più gentili e per un periodo più lungo di tempo affinché possano cedere, sentire la sollecitazione e rispondere alla stessa adeguatamente. 

Le nostre articolazioni possono essere viste semplicemente come spazi tra le ossa nei quali è possibile il movimento. 

Gli stabilizzatori delle articolazioni sono i legamenti, i muscoli e i tendini che collegano le ossa assieme tra di loro. Generalmente uno dei  compiti dei muscoli è proteggere le articolazioni. Infatti se c’è troppa sollecitazione nell’articolazione è il muscolo che si danneggerà prima, poi i legamenti, e infine l’articolazione. Da questo punto di vista lo Yang Yoga per come è strutturato non è fatto per allenare l’articolazione ed è per questo che è così importante allineare correttamente il corpo per entrare nelle varie posizioni.

Yin Yang

Lo Yin nello Yang

Una cosa interessante che è riscontrabile nel simbolo del Tao è che all’interno dello Yang è contenuto un punto Yin e all’interno dello Yin è contenuto un punto Yang. Allo stesso modo all’interno dei muscoli che sono Yang  permea la fascia che come una rete capillare collega e dà struttura ai tessuti mantenendoli nella posizione dove sono e rivestendo anche i singoli gruppi di cellule. Si può dire che circa il 30% di quello che noi chiamiamo muscoli è in realtà fascia ed è proprio la fascia  all’interno dei nostri muscoli che determina l’ampiezza del movimento mentre sono le cellule che compongono le fibre stesse che ne determinano la forza sviluppata con la contrazione.

 Se lo Yang Yoga è veramente ottimale per sviluppare la qualità di forza dei nostri muscoli sorprendentemente è solo una pratica Yin, ossia mantenere la posa per un tempo più lungo, che aiuta in modo profondo ed efficace ad aumentare l’ampiezza del movimento.

Lo Yang nello Yin

All’interno dei nostri tessuti Yin possiamo trovare anche elementi Yang.  Nella fascia e nei legamenti ci sono fibre che si contraggono esattamente come accade all’interno dei nostri muscoli. Troviamo fibre elastiche chiamate elastine: i nostri tessuti connettivi possono contrarsi e accorciarsi. 

La vita ed i suoi periodi Yin e Yang

Fisiologicamente, attraverso la nostra pratica dello Yoga,  mettiamo le basi alla nostra stabilità e alla nostra mobilità. Se osserviamo ad esempio l’arco della nostra vita e il nostro invecchiamento, che può accadere più velocemente o più lentamente, notiamo che tutto comincia in modo assolutamente Yang: da infanti noi abbiamo la mobilità, le articolazioni sono notevolmente mobili, ma non abbiamo la stabilità. Crescendo lentamente ci irrigidiamo e diventiamo lentamente più Yin: la stabilità arriva con l’avanzare dell’età. 

Da ragazzi non abbiamo bisogno di ulteriore mobilità (ossia di rendere più Yang ciò che è Yin). La nostra parte Yin (stabile, rigida, ferma, piantata) è invero alquanto mancante. Al contrario abbiamo bisogno di ottenere più stabilità (rigidità-Yin) e quindi abbiamo bisogno di lavorare sulla parte Yin di ciò che è Yang, ossia sui nostri muscoli, per renderli più stabili, forti, spessi, ed aiutando quindi attraverso i muscoli le articolazioni rinforzandole e proteggendole. 

Quindi esiste un tempo Yang della nostra vita nel quale abbisogniamo forme di esercizio apposite, ed esiste un tempo Yin della nostra vita nel quale per non perdere la mobilità o riguadagnare la mobilità persa (a livello dell’articolazione o della fascia) abbiamo bisogno di esercizi Yin, ossia che aiutino le articolazioni semisaldate o bloccate a sciogliersi.  Senza un particolare esercizio corriamo il rischio di diventare sempre più rigidi con l’invecchiamento perdendo in breve tempo gran parte della mobilità originale delle nostre articolazioni.

Le forme di esercizio adeguate

 Tutte le forme di esercizio hanno in comune due caratteristiche:

  1.  inizialmente bisogna sollecitare i tessuti
  2.  successivamente occorre lasciare del tempo ai tessuti di riposarsi

Il problema della nostra società moderna è che sollecita molto il nostro sistema ma ci permette di prenderci poco tempo per la seconda fase e non meno importante che è quella di riposo.  Noi abbiamo un grande bisogno di sollecitare il corpo, i muscoli, la mente ma abbiamo enorme bisogno anche di lasciare che il corpo, i muscoli e la mente si riposino. 

C’è uno specifico bilanciamento Yin/Yang che conduce  allo stato di benessere, troppo Yin o troppo Yang non vanno bene in nessun caso,  gli eccessi non portano ad uno sviluppo armonico e salutare del nostro corpo. 

Per non danneggiare i nostri tessuti occorre prestare particolare attenzione ad applicare uno sforzo Yang ai tessuti Yang e uno sforzo Yin ai tessuti Yin.  Noi contraiamo i nostri muscoli per proteggere le articolazioni e rilassiamo i nostri muscoli per sollecitare ed esercitare le nostre articolazioni.

 

Continua ad approfondire:

Yin Yoga in generale

Introduzione allo Yin Yoga

Storia dello Yin Yoga

La Pratica dello Yin Yoga

Posizioni nello Yin Yoga

 

FILOSOFIA E HATHA YOGA

Le origini dello Yoga

Il sistema Sankhya

Gli Yoga sutra

Yoga Marga, le vie dello Yoga

 

 

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DownDog

DownDog

downdog

Benefici

  • Calma e rilassa il cervello, aiuta a sciogliere lo stress e leggeri stati depressivi, mal di testa, insonnia
  • Energizza l’intero corpo
  • Allunga spalle, muscoli della zona lombare, ischiocrurali, polpacci
  • Rinforza braccia e gambe
  • Migliora la digestione
  • Può aiutare a migliorare problemi di alta pressione, asma, piede piatto, sinusite, infiammazioni al nervo sciatico

Controindicazioni

  • Se compaiono formicolii nelle mani quando si estendono le braccia sopra la testa può essere che qualche nervo si stia comprimendo. E’ utile nel caso usare un bolster sul quale appoggiare il torace.
  • Se si hanno problemi di qualche genere nella zona lombare è meglio non andare troppo in profondità in questa posizione ma mantenere l’allungamento in modo leggero
  • Per chi ha la sindrome del tunnel carpale
  • In caso di diarrea
  • In caso di pressione alta o mal di testa respirare lentamente rilassando il più possibile il diaframma

Come entrare in posizione

  • Partendo dalla posizione del gatto si puntano i piedi ed espirando si stendono le gambe. All’inizio portare l’attenzione solo sull’aprire la zona del petto ruotando esternamente le spalle (avvicinando le ascelle alle orecchie).
  • Appena entrati in posizione far mantenere ginocchi flessi e talloni alzati da terra, mano a mano che la posizione si scioglie, camminando sul posto o rimanendo immobili, portare l’attenzione ad attivare i quadricipiti e stendere le ginocchia avvicinando i talloni a terra

Alternative

  • E’ possibile eseguire la posizione sia come posizione in se stessa sia come controposizione (ideale dopo i dragons per esempio)
  • Se eseguita come posizione è possibile, dato che spalle e polsi sono sotto sforzo, che siano troppi 3 minuti. Nel qual caso si consiglia di eseguire ripetizioni da 30 secondi – 1 minuto l’una intervallate da Child’s pose o Cat’s Breath

Come uscire dalla posizione

  • Semplicemente flettendo le ginocchia e passando nella posizione del gatto o camminando con le mani verso i piedi e portandosi nella posizione di Dangling

Controposizioni

  • Sphinx
  • Child’s pose
  • Dragons

Meridiani

  • Vescica
  • Stomaco e intestini per massaggio sugli organi interni da parte del diaframma
  • Cuore e polmoni per il lavoro sulle spalle e per massaggio del diaframma

Articolazioni

  • Spalle, polsi e bacino

Tempo

  • Ripetizioni di 30 secondi – 1 minuto
  • Se come controposizione 1 minuto è sufficiente

Altri consigli

  • Si sente il lavoro corretto sulle spalle provando a ruotare esternamente gli omeri. L’insegnante può aiutare gli allievi aiutando loro a sentire il movimento corretto.
  • E’ la posizione ideale per imparare/sentire Uddiyana Bandha
  • Posizione intermedia spesso usata per collegare diverse altre posture

 

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Child’s pose

Child’s pose

child's pose

Child’s pose: Benefici

  • molto riposante. Utile nei momenti in cui serva una pausa
  • Allunga dolcemente la colonna e quindi è un’efficiente controposizione per tutte le estensioni
  • Comprime sensibilmente lo stomaco e il torace rinvigorendo gli organi della digestione
  • Psicologicamente lenitiva per sensazioni d’ansia o di vulnerabilità
  • Può alleviare dolori al collo se la testa scarica il peso per terra o è sostenuta dai props
  • Quando le ginocchia sono abbastanza vicine l’una all’altra un leggero rollio a destra e sinistra aiuta a stimolare il flusso sanguineo e linfatico verso la parte alta del torace e nel seno

Child’s pose: Controindicazioni

  • In caso di diarrea
  • Se si aspetta un bambino è meglio evitarla in quanto la compressione addominale potrebbe nuocere al feto
  • Se c’è dolore alle ginocchia potrebbe essere utile posizionare un asciugamano tra le cosce e i polpacci oppure saltare la posizione
  • Si potrebbe aver bisogno di appoggiare le caviglie su un supporto morbido, come una coperta, se compare del fastidio per la compressione sul pavimento delle ossa

Come entrare in posizione

  • Partendo dalla posizione in ginocchio con i glutei sui talloni aiutandosi con le mani ci si flette in avanti fino a portare la fronte a terra.

Alternativechild's pose

  • Può essere fatta allungando le braccia in avanti oltre il capo. Questo alleggerisce la pressione sul collo ma riduce il rilassamento delle spalle.
  • Se non si riesca ad appoggiare i glutei sui talloni la testa potrebbe avere troppo peso da sostenere. Aiutare il collo appoggiando la testa sulle mani o su un bolster.
  • Permettere alle ginocchia di avvicinarsi tanto quanto è possibile ma senza però toccarsi. Se compare dolore nella pancia o nella parte anteriore delle anche allontanare le ginocchia può aiutare a stemperare l’attrito.
  • Può essere fatta come preparazione alla Rana (Frog) allargando le ginocchia tra di loro e avvicinandosi alla posizione finale.
  • Posizionare un bolster sotto il torace può essere davvero comodo e rilassante

Come uscire dalla posizione

  • Con l’aiuto delle mani ci si riporta verticali

Controposizioni

  • Non necessarie

Meridiani

  • Stomaco e milza sono compressi mentre reni e vescica vengono allungati

Articolazioni

  • Colonna, anche, caviglie

Tempo

  • Quanto si vuole e si ritiene opportuno
  • Se tenuta come controposizione è raccomandabile un tempo di un minuto circa
  • Se inserita come posizione yin in una sequenza 3-5 minuti ma se la testa non appoggia per terra 5 minuti possono essere troppi

Altri consigli

  • Assomiglia a Balasana
  • Può essere usata come preparazione per la posizione chiamata Straddle o flessioni frontali più intense come Snail

 

 

 

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Cat pulling its tail

Cat pulling its tail

cat pulling its tail

Benefici

  • E’ una controposizione efficace da fare dopo intense flessioni frontali spinali
  • Comprime in modo dolce la parte bassa della schiena
  • Apre i quadricipiti e i flessori delle anche (Psoas)

Controindicazioni

  • Per chi ha problemi alla parte bassa della schiena si consiglia di affrontare la posizione con estrema dolcezza

Come entrare in posizione

  • Partendo da una posizione seduta con entrambe le gambe distese ci si gira portando il fianco destro a terra, sostenendo il busto con l’avambraccio destro, col gomito sotto la spalla per scaricare bene il peso, e si flette la gamba sinistra in avanti spingendo bene col tallone come volessimo allontanarla da noi. Con la mano sinistra prendere il piede opposto e tirarlo verso il bacino aprendo all’indietro il ginocchio destro.
  • Si può fare la stessa posizione partendo da sdraiati lasciando il busto e la testa a terra.

Alternative

  • Tra le due versioni è più semplice stare su col busto appoggiandosi col gomito a terra. Nella versione sdraiata la posizione diventa una torsione con estensione della colonna e molti non riescono ad allargare le gambe.

Come uscire dalla posizione

  • Si può lasciare la presa del piede tornando sdraiati a pancia in giù o viceversa a pancia in su.

Controposizioni

  • Abbracciare le ginocchia al petto con la schiena a terra
  • Child’s pose

Meridiani

  • Stomaco e Milza se si allunga bene il fianco
  • Vescica e Reni per la parte della colonna arcuata e in torsione

Articolazioni

  • Zona lombo-sacrale
  • Se si sente la torsione allora anche la cassa toracica è stimolata

Tempo

  • Un minuto se è fatta come controposizione ad una flessione in avanti della colonna
  • – 3-5 minuti se fatta come torsione

Altri consigli

  • Assomiglia a Jatharaparivartasana ma con una torsione
  • Se si spinge il piede cercando di allontanarlo dal corpo la posizione diventa “yang” e quindi può essere mantenuta per meno tempo

 

 

 

 

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Lo Yoga e il pianto

Può essere che con la pratica dello yoga ci si ritrovi in lacrime senza capire perché.

Piangere.

Liberamente piangere.

Lo Yoga e il pianto.

Ogni tanto è facile risalire al motivo del pianto, altre meno, tuttavia accade.

Può essere che accada durante la pratica, durante un rilassamento, subito dopo…

Qualcosa emerge.

Qualcosa si è finalmente concesso di uscire, di sciogliersi.

Yoga è anche questo.

E’ permettere che le cose accadano senza resistenza. La resistenza è contrazione, è lotta, è l’opposizione fisica-mentale agli eventi per come si mostrano e si manifestano, è il “no” interiore che viene consciamente o inconsciamente detto davanti al qui ed ora, davanti al dispiegarsi degli eventi della nostra vita. Quando allunghiamo delle fasce muscolari in un’asana il lavoro è proprio l’opposto: cercare, presenti nel corpo, di lasciar andare, di fidarsi della posizione, di permettere al corpo di sciogliersi, di accettare anche del leggero attrito se questo si presenta.

 

La visione Taoista

organi

Secondo la filosofia Taoista le emozioni vengono collegate ad un determinato organo interno non solo per diretta risonanza ma per un’effettiva capacità dell’organo di immagazzinare l’emozione, di modificarsi o di ammalarsi in squilibri con quel tipo di emozione.

Così, lavorando in determinate asana sul meridiano dei polmoni si va a sciogliere anche una eventuale sacca emotiva legata ad un evento vissuto particolarmente triste che emergendo si può liberare ad esempio con un pianto spontaneo, anche dirompente.

 

 

 

La Pratica della Presenza

emozioni e organi

Pure la Pratica stessa della Presenza (cit Eckart Tolle) ad esempio può portare ad un meraviglioso pianto. Entrando sempre più in profondità nel momento presente è possibile avere delle realizzazioni intuitive fulminanti su noi stessi o su quello che ci circonda. Può essere ad esempio che incrementando il nostro stato di attenzione (alertness) ci accorgiamo di meccanismi/dinamiche interne di cui prima eravamo completamente all’oscuro. Ad esempio potremmo accorgerci, realizzandola non solo mentalmente ma vedendola, cogliendo il meccanismo in atto, della nostra resistenza al pianto. Potremmo vedere la difficoltà che abbiamo di lasciarci andare al pianto e realizzare quanto la società ci abbia condizionati e di quanta violenza stiamo facendo a noi stessi reprimendo la tristezza e la capacità di lasciar fluire le lacrime.

Antichi condizionamenti

In effetti fin dalla nascita siamo educati a non piangere, a bloccare le emozioni anziché farle scorrere.

Dire “Sii forte, sii uomo” ad un bambino che piange equivale a dire “Se piangi sei un debole, non sei un uomo, gli uomini veri non piangono mai”.

E lo stesso vale per tante altre emozioni che vengono giudicate “negative” .emozioni e organi

“Non bisogna arrabbiarsi, non bisogna avere paura, non bisogna essere tristi…”

e ci scopriamo castrati perché invece di imparare un giusto modo di esprimere le nostre emozioni vivendole (e facendole quindi fluire, scorrere) vengono represse generando blocchi e sacche emotive che danneggiano gli organi corrispondenti con possibile comparsa di patologie di vario genere.

Non sto dicendo che tutte le malattie derivino da emozioni non elaborate, ma piuttosto sto proponendo al lettore di considerare la possibilità a cui ci introduce la medicina tradizionale cinese che forse le emozioni stesse e la capacità di viverle giochi un ruolo importante nella comparsa di un generico disturbo psicofisico.

Maturazione Emotiva

La nostra società è purtroppo basata su una maturazione disomogenea dell’essere umano. Cresciamo individui bravissimi sotto molteplici aspetti ma manchiamo nell’insegnare ai nostri figli cosa vuol dire maturare anche emotivamente, e da questo i numerosi problemi che i giovani d’oggi si ritrovano a vivere, con sfoghi d’ira che portano a violenze o depressioni talmente profonde da non aver più voglia d’uscire di casa, o peggio. Se l’individuo matura emotivamente avviene sovente con grande sforzo e sofferenza, quasi sempre in seguito ad eventi traumatici che nostro malgrado “ci svegliano” e “ci fanno crescere”.

Capisco benissimo lo stupore e il disagio in chi si appresta allo yoga da poco tempo il ritrovarsi in lacrime durante una Pratica, avendo io stesso vissuto questo tipo di educazione e sperimentato in prima persona numerosi pianti, ma incoraggio allo stesso tempo questo tipo di percorso essendo Yoga e Piantoestremamente liberatorio e di grande aiuto come indagine psichica offrendoci un’opportunità di maturare a livello emotivo senza dover per forza di cose incorrere in eventi traumatici.

Accettare allora il pianto che emerge spontaneo diventa quasi una benedizione e riflettere su cosa quel pianto si porta appresso diventa prezioso consiglio realizzativo.

 

 

 

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Yoga, tipologie e considerazioni

yoga pose

Occorre distinguere oggigiorno tra Yoga, scienza antichissima e metodo pratico (descritto negli yoga sutra) per raggiungere la liberazione e lo yoga di oggi, che spesso si riduce ad una serie di esercizi ginnici in palestra o poco più.

Patanjali (Yoga Sutra – II sec a.C) e le antiche scuole cominciavano lo Yoga con le Yama, ossia regole da osservare o “astinenze”:

  • Nonviolenza (ahimsa),
  • Sincerità (satya),
  • Onestà (asteya),
  • Continenza sessuale (brahmacharya),
  • Non avidità nel possedere (aparigraha)

e con i Niyama, ossia virtù e comportamenti positivi legati allo stile di vita del singolo individuo, da coltivare per migliorare sé stessi:

  • Purificazione (saucha),
  • Accontentarsi (santosha),
  • Austerità (tapas),
  • Studio e conoscenza di sé (svadhyaya),
  • Abbandono alla volontà divina (ishvarapranidhana).

Chi non seguiva queste non poteva nemmeno cominciare lo studio dello yoga, pena il movimento di energie talmente forti che avrebbero sconvolto il praticante accentuando il disequilibrio anziché condurlo ad un cammino spirituale. Patanjali ha integrato e spiegato cosa fosse lo yoga introducendo gli otto anga, o otto membra dello yoga, ossia:

  • Yama (astinenze)
  • Niyama (virtù)
  • Asana (posizioni)
  • Pranayama (respirazione)
  • Pratyahara (ritrazione dei sensi)
  • Dharana (concentrazione)
  • Dhyana (meditazione)
  • Samadhi (estasi)

Ciò che sappiamo è che la visione dello yoga degli Yoga Sutra è una delle tante esistenti e che ne esistono altre, i testi consultabili innumerevoli. Avrete forse sentito parlare di Jnana Yoga, Karma Yoga, Bahkti Yoga… E dopo svariate centinaia di anni le posizioni (asana) si sono moltiplicate, gli esperti pure, i testi da consultare pure, e gli stili di yoga pure.

Poi arrivano le scuole non duali e lo yoga tantrico della tradizione shivaita del Kashmir e la loro visione è diversa ancora.

Ma allora cosa si può insegnare in un corso? Cosa possiamo aspettarci?

Ci sono corsi e corsi, seminari e seminari.

Dipende dove si va, chi insegna…

Quello che posso dire è che all’inizio si tratta solo di capire se il profumo dell’arte dello Yoga piace, poi mano a mano che ci si addentra un poco c’è davvero spazio per tutti per muoversi, cercare, approfondire…

 

 

 

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Presenza Mentale e Yoga

presenza mentaleLavorando sulla Presenza mentale alcune domande scompaiono.

Come le forme di controllo sul futuro.

“Cosa accade se…”

“…e se succede così come fare a…”

Il colmo è che scompaiono senza che ce ne accorgiamo.

Il cambiamento accade lentamente, giorno dopo giorno, così che d’improvviso, qualcuno ci sveglia chiedendoci…

… proprio quella domanda che abbiamo smesso di porci.

“cosa fai se…”

Ed è lì che rischi di chiederti addirittura cosa c’è che non va in te, come mai non ti sei fatto questo pensiero? Com’è che non ci avevi pensato? Sei diventato d’un tratto uno sprovveduto?

Ekchart Tolle (e non solo lui, ma ultimamente sta battendo molto su questo punto) dice che la presenza mentale è fondamentale, che la vita si svolge nel Qui ed Ora.

Si svolge adesso.

Ora, in questo momento.

Proprio mentre sto battendo i tasti sulla tastiera e sto scrivendo questa frase.

Proprio mentre voi la state leggendo.

La domanda che possiamo farci nel momento presente è:”Come sto ora?”

Chiedersi “Come starò domani?”  ha senso?

Non è forse come chiedersi “Cosa leggerò nella prossima pagina di questo avvincente romanzo?”

Immaginate di guardare un meraviglioso e avvincente film.

cinemaDubito che possa esserci spazio durante la visione del film per discussioni sul finale o su cosa è accaduto nei minuti precedenti. Semplicemente perché mentre vi chiedete queste cose il film continua e vi perdete le battute.

Ora immaginate di essere in due. Vi sarà senz’altro già capitato. Immaginate che quest’altra persona continui ininterrottamente a disturbarvi durante tutto il film, con considerazioni su quello che è accaduto prima, ipotesi su quello che accadrà dopo…

…resistete forse 10 minuti, poi ,probabilmente identificati in uno sfogo di rabbia, rischiate di rispondergli male.

Ebbene la situazione non è diversa.

Il film è il momento presente, il Qui ed Ora.

E l’altra persona è la vostra stessa mente che continua a pensare in modo meccanico, un flusso ininterrotto di considerazioni, pensieri, preoccupazioni, ipotesi, ricostruzioni di scene passate, tuffi nella memoria o in sogni ad occhi aperti…

…e vi perdete il film senza nemmeno accorgervene.

E’ importante restare ben ancorati al momento presente.

Dove siete?

Presenza mentale.

La domanda non viene formulata né voi risponderete col pensiero.

Semplicemente rimanendo nel Qui ed Ora prendete consapevolezza di dove siete.

Con chi siete?

Cosa state facendo?

Perché lo state facendo?

Come vi sentite ora?

Queste non sono domande ma prese di coscienza, istantanee realizzazioni nel momento presente.

Ricolleghiamoci.

Basta un respiro, un respiro consapevole e perfettamente presente. Ogni centimetro della vostra pelle è attenta, ogni suono, persino i più lontani vi attraversano. Non c’è giudizio, né voglia di interpretare ciò che arriva nei sensi, ma solo il desiderio bruciante, infuocato di essere nel corpo, essere qui, ora, adesso, con tutti voi stessi.

Come vi sentite, ora?

present moment

 

 

 

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Trento: prima dei corsi Yin Yoga…

Trento: prima dei corsi Yin Yoga…

Volevo leggere ancora qualche pagina di  “Yin Yoga” di Bernie Clark prima di dirigermi ai corsi Yoga. Seduto su una panchina, in un meraviglioso parco a Trento città, sono stato colpito da questa frase che vorrei condividere.

 

“We do not use the body to get into a pose, we use the pose to get into the body”

“Non ci serviamo del corpo per entrare in una posizione yoga, ma usiamo la posizione per entrare nel corpo.”

 

Corsi Yoga Trento

E’ per questo che è molto importante un corretto approccio allo Yin Yoga. Non dobbiamo prendere il corpo strattonandolo finché non raggiunge la posizione voluta. Anche se non si è raggiunta la posizione ideale, quella da rivista per intenderci, dobbiamo sapere che la posizione sta comunque lavorando contemporaneamente su molteplici aspetti, dal corpo alla mente, dall’energia alle nostre emozioni. Detto questo proviamo a fare silenzio, rimanendo immobili, e ci mettiamo in ascolto. Ascoltiamo il corpo che ci parla. Ascoltiamo i vari cancelli che si aprono, come piccoli e dolci inviti che possiamo cogliere e seguire per guadagnare un millimetro, o una frazione di millimetro. Ma è il corpo che ci invita, è dal corpo che parte il movimento dello Yin Yoga. Dobbiamo quindi entrare nel corpo, ascoltandoci, percependo i vari cambiamenti, spesso molto sottili, che possono avvenire…

 

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Perché praticare Yoga?

“Perché praticare lo Yoga?”

“Cosa cerchi nello Yoga? e perché?”

Questa è una buona domanda.

Una domanda tra il resto che non ha sempre la stessa risposta.

Praticare lo Yoga non sempre ha un perché, né deve per forza averlo.

Durante questo cammino è come se avessi attraversato diversi “momenti”, e in ogni momento la motivazione che mi spingeva a Praticare era diversa. Cercavo cose diverse. E sicuramente la mia risposta oggi cambierà in un domani.

“Perché praticare Yoga?”

Questa domanda me la sono posta tante volte.

Esiste un fine dello Yoga? Un’intenzione?

Le cose che cercavo le ho poi trovate??

Mai mentre le cercavo.

E’ come una persona che va a cercare funghi, e si concentra sui finferli, perché vuole quelli.perché praticare Yoga, Yoga Trento Arjavam

Innanzitutto bisogna vedere se li cerca almeno in un bosco, nel posto dove loro crescono, dove è più probabile trovarli. Perché noi diamo la cosa per scontata, ma se applichiamo questo esempio al mondo dello Yoga è facile trovare gente che cerca finferli in statale.

Inoltre mentre cerca i finferli, tutto attento e focalizzato per ogni cosa gialla che si nasconde nel sottobosco, sicuramente tenderà a non accorgersi dei magnifici porcini anche se ci passa a meno di un metro di distanza.

Probabilmente non si accorgerà nemmeno del capriolo vicino al cespuglio più avanti, o dell’effetto meraviglioso dei raggi del sole che passano attraverso i rami, o del profumo di qualche ciclamino che fa capolino vicino al ruscello.

La domanda allora è:”Ma perché ci concentriamo tanto sui finferli?”

“Chi ce li ha messi in testa?”

E soprattutto:” Quale parte di noi li desidera e a quale scopo?”

Ecco allora che forse, dico forse, non sono nemmeno così importanti i finferli.

Magari è più istruttivo passeggiare nel bosco, con gli occhi ben aperti.

Magari non è nemmeno saggio cercare qualcosa di preciso, ma semplicemente lasciare la mente a casa, e portarsi appresso solo i nostri sensi e la nostra curiosità.

E chissà, forse proprio quando non cercherete i finferli ma starete assaporando l’odore del meraviglioso bosco nel quale vi troverete, aprendo gli occhi, ne vedrete finalmente qualcuno…

 

 

 

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Yoga ed Emozioni

Le mille maschere dello Yoga, Yoga ed EmozioniYoga ed Emozioni

Attrito.

Disagio.

Ogni tanto accade.

Ogni tanto nello yoga accade di provare fastidio.

“La posizione è scomoda, la posizione è faticosa, la posizione…”

Oppure la mente.

“La mente è irrequieta, non si calma, continua a produrre pensieri, non si riesce a concentrarsi, ho sonno…”

Oppure l’istruttore.

“Oggi non si capisce nulla di quello che dice, parla troppo piano, parla troppo veloce, propone cose assurde, quello che propone non riesco a farlo…”

C’è sempre qualcosa a cui addossare la colpa del nostro fastidio, del nostro attrito…

…e guarda caso non siamo mai noi il motivo per cui non ci sentiamo bene.

Lo Yoga invita a riflettere, ad ascoltarsi

…e proprio nell’ascolto di noi stessi, nei momenti di gioia o di attrito, qualcosa emerge.

Occorre chiedersi:” Perché provo attrito?”

“Cosa vuole comunicarmi questo attrito? Perché sono a disagio? Quale parte di me è a disagio?”

“Quando sono a disagio, fisico o mentale, di cosa ho paura?”

“Quale parte di me non accetto?”

La paura fa parte di noi.

Le nostre emozioni sono parte integrante di noi stessi.

Yoga vuol dire Unione.

Yoga quindi è unione anche con le proprie emozioni

Se partiamo dall’assunto che le emozioni si dividano in positive e negative già creiamo divisione.

E da questa divisione nasce la convinzione che alcune emozioni non vadano vissute, non vadano provate, ma sconfitte, allontanate, placate, ignorate ecc…

Così la rabbia viene soffocata, la tristezza ignorata, la paura soppressa, la sofferenza evitata…

Ma davvero siamo chiamati a fuggire la sofferenza? a vincere la paura?

Se sono parti di noi non è allora come dire:”fuggire dal proprio braccio, vincere la propria gamba…”?

Chiediamoci allora:”Quale parte di me non accetto? Perché?”

Questa è ricerca.

E’ un primo passo verso la conoscenza di noi stessi.

 

 

 

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