Frog

Frog

frog

Benefici

  • Apre molto gli inguini (adduttori)
  • Alla posizione si aggiunge una dolce estensione spinale che comprime la parte bassa e alta della schiena
  • Aiuta nella digestione e allevia crampi all’addome, di origine mestruale o digestiva

Controindicazioni

  • Chi ha problematiche alla schiena potrebbe aver grande difficoltà nella posizione
  • Le ginocchia possono dare molto fastidio. Nel caso usare delle coperte per appoggiarle sul morbido
  • Se il collo dà fastidio appoggiare la testa su un bolster o la fronte a terra
  • Se si sente del formicolio nelle mani quando allungate oltre la testa aprirle lateralmente

Come entrare in posizione

  • Partendo da Child’s Pose si scivola in avanti allargando le ginocchia

Alternativefrog

  • Tadpole: Partendo da Child’s pose si allargano le ginocchia il più possibile avvicinando il busto a terra ma mantenendo i glutei sui talloni
  • Full Frog: separare anche i piedi larghi quanto le ginocchia
  • Half Frog: mantenere il bacino più alto con i femori in linea con le ginocchia (versione più semplice per chi ha rigidità negli adduttori). Questa posizione viene molto bene appoggiando torace e bacino sul bolster ed eventualmente scaricando la testa su un mattoncino o sui pugni delle mani
  • E’ possibile aggiungere una torsione laterale portando un braccio sotto la spalla opposta allungando la zona del deltoide
  • E’ possibile intensificare la posizione portando la parte superiore del busto nella posizione della sfinge

Come uscire dalla posizione

  • Solitamente si scivola in avanti col busto portandosi sdraiati a terra a pancia in giù. Questo movimento avvicina naturalmente le gambe.
  • Se la posizione è tenuta per molto tempo e la zona degli inguini risultasse molto allungata è possibile per una versione ancora più gentile di uscita dalla posizione prima allargare gli stinchi e portarli allineati alle cosce e poi con un movimento dolce e calibrato dei piedi che spingono il pavimento avvicinare le cosce tra di loro, pochi centimetri per volta per singolo movimento.

Controposizioni

  • Child’s pose
  • Abbracciare le ginocchia con la schiena a terra

Meridiani

  • Milza per la parte interna delle ginocchia
  • Fegato e Reni per la parte inguinale

Articolazioni

  • Anche, spalle, zona lombo-sacrale

Tempo

  • 3-5 minuti

Altri consigli

  • Per migliorare in questa posizione non serve andare più a fondo ma stare di più nella postura

 

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Half Butterfly

Half Butterfly

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Benefici

  • Allunga la parte bassa della schiena senza richiedere muscoli ischiocrurali particolarmente elastici
  • Lavora i legamenti sulla parte posteriore della colonna
  • Stimola fegato e reni e quando la flessione è sopra la gamba distesa aiuta nella digestione

Controindicazioni

  • Può aggravare l’infiammazione, se in atto, del nervo sciatico. Nel qual caso si raccomanda di provare la posizione prima sedendosi su un bel cuscino finché le anche non si aprono, oppure evitare la posizione. Fare attenzione a non ruotare il bacino all’indietro ma in avanti.
  • Se si hanno problematiche alla colonna vertebrale che ne impediscono la flessione (ernie, protrusioni…) occorre fare la posizione mantenendo la schiena ben diritta evitando l’arcuazione.
  • Per chi ha il collo che soffre di un recente colpo di frusta o in chi ha curvature della colonna della zona cervicale non funzionali potrebbero manifestarsi tensioni eccessive a lasciare la testa cadere in avanti. Nel qual caso mantenere la testa che guarda in avanti e la schiena eretta.
  • Se compare del dolore nel ginocchio disteso attivare il quadricipite può aiutare molto. Se il dolore è nel ginocchio flesso si può posizionare un supporto per tenerlo alzato o spostare il piede più lontano dall’inguine
  • Se i muscoli ischiocrurali della gamba distesa fanno molto male è possibile posizionare un supporto sotto il ginocchio della stessa per mantenerlo leggermente flesso.

Come entrare in posizione

  • Dalla posizione seduta si porta la pianta di un piede a contatto con l’interno della coscia opposta e incurvare la schiena in avanti

Alternative

  • E’ possibile flettere il busto sia sopra la gamba distesa sia in mezzo alle due gambe. Se si scende sopra la gamba l’allungamento degli ischiocrurali è più intenso
  • Per enfatizzare l’allungamento è possibile prendersi il piede con la mano opposta rilassando la spalla verso il basso
  • E’ possibile aggiungere una torsione alla colonna. Se la gamba distesa è la destra, posizionando il gomito destro sulla coscia e sorreggendo la testa con la mano si entra in una leggera torsione che può essere enfatizzata dalla posizione dell’altro braccio che può andare dietro la schiena verso terra o a prendere la coscia della gamba distesa passando da dietro la schiena, oppure da sopra la testa va a prendere il piede. Per i praticanti più elastici è possibile ruotare il busto portando la nuca a contatto con la gamba distesa e il petto verso l’alto.
  • E’ possibile portare il ginocchio flesso in virasana

Come uscire dalla posizione

  • Lentamente, aiutandosi con le mani, si risale srotolando la colonna una vertebra per volta finché non è verticale mantenendo il mento nell’incavo delle clavicole. Successivamente si raddrizza anche la testa, ci si inclina leggermente all’indietro e si scioglie la gamba flessa portando il piede in avanti.

Controposizioni

  • Qualsiasi dolce estensione della colonna, da seduti o distesi.
  • Tabletop (Hammock)
  • Windshield Wipers

Meridiani

  • Vescica, in misura minore anche Fegato e Reni

Articolazioni

  • Colonna
  • Ginocchio

Tempo

  • 3-5 minuti o più. Le variazioni possono essere aggiunte dopo 2-3 minuti.

Altri consigli

  • A differenza di Janusirsasana non cerchiamo di portare la testa verso il piede ma verso il ginocchio per permettere alla colonna di arrotondarsi

 

 

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Trento: prima dei corsi Yin Yoga…

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Volevo leggere ancora qualche pagina di  “Yin Yoga” di Bernie Clark prima di dirigermi ai corsi Yoga. Seduto su una panchina, in un meraviglioso parco a Trento città, sono stato colpito da questa frase che vorrei condividere.

 

“We do not use the body to get into a pose, we use the pose to get into the body”

“Non ci serviamo del corpo per entrare in una posizione yoga, ma usiamo la posizione per entrare nel corpo.”

 

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E’ per questo che è molto importante un corretto approccio allo Yin Yoga. Non dobbiamo prendere il corpo strattonandolo finché non raggiunge la posizione voluta. Anche se non si è raggiunta la posizione ideale, quella da rivista per intenderci, dobbiamo sapere che la posizione sta comunque lavorando contemporaneamente su molteplici aspetti, dal corpo alla mente, dall’energia alle nostre emozioni. Detto questo proviamo a fare silenzio, rimanendo immobili, e ci mettiamo in ascolto. Ascoltiamo il corpo che ci parla. Ascoltiamo i vari cancelli che si aprono, come piccoli e dolci inviti che possiamo cogliere e seguire per guadagnare un millimetro, o una frazione di millimetro. Ma è il corpo che ci invita, è dal corpo che parte il movimento dello Yin Yoga. Dobbiamo quindi entrare nel corpo, ascoltandoci, percependo i vari cambiamenti, spesso molto sottili, che possono avvenire…

 

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Perché praticare Yoga?

“Perché praticare lo Yoga?”

“Cosa cerchi nello Yoga? e perché?”

Questa è una buona domanda.

Una domanda tra il resto che non ha sempre la stessa risposta.

Praticare lo Yoga non sempre ha un perché, né deve per forza averlo.

Durante questo cammino è come se avessi attraversato diversi “momenti”, e in ogni momento la motivazione che mi spingeva a Praticare era diversa. Cercavo cose diverse. E sicuramente la mia risposta oggi cambierà in un domani.

“Perché praticare Yoga?”

Questa domanda me la sono posta tante volte.

Esiste un fine dello Yoga? Un’intenzione?

Le cose che cercavo le ho poi trovate??

Mai mentre le cercavo.

E’ come una persona che va a cercare funghi, e si concentra sui finferli, perché vuole quelli.perché praticare Yoga, Yoga Trento Arjavam

Innanzitutto bisogna vedere se li cerca almeno in un bosco, nel posto dove loro crescono, dove è più probabile trovarli. Perché noi diamo la cosa per scontata, ma se applichiamo questo esempio al mondo dello Yoga è facile trovare gente che cerca finferli in statale.

Inoltre mentre cerca i finferli, tutto attento e focalizzato per ogni cosa gialla che si nasconde nel sottobosco, sicuramente tenderà a non accorgersi dei magnifici porcini anche se ci passa a meno di un metro di distanza.

Probabilmente non si accorgerà nemmeno del capriolo vicino al cespuglio più avanti, o dell’effetto meraviglioso dei raggi del sole che passano attraverso i rami, o del profumo di qualche ciclamino che fa capolino vicino al ruscello.

La domanda allora è:”Ma perché ci concentriamo tanto sui finferli?”

“Chi ce li ha messi in testa?”

E soprattutto:” Quale parte di noi li desidera e a quale scopo?”

Ecco allora che forse, dico forse, non sono nemmeno così importanti i finferli.

Magari è più istruttivo passeggiare nel bosco, con gli occhi ben aperti.

Magari non è nemmeno saggio cercare qualcosa di preciso, ma semplicemente lasciare la mente a casa, e portarsi appresso solo i nostri sensi e la nostra curiosità.

E chissà, forse proprio quando non cercherete i finferli ma starete assaporando l’odore del meraviglioso bosco nel quale vi troverete, aprendo gli occhi, ne vedrete finalmente qualcuno…

 

 

 

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Yoga ed Emozioni

Le mille maschere dello Yoga, Yoga ed EmozioniYoga ed Emozioni

Attrito.

Disagio.

Ogni tanto accade.

Ogni tanto nello yoga accade di provare fastidio.

“La posizione è scomoda, la posizione è faticosa, la posizione…”

Oppure la mente.

“La mente è irrequieta, non si calma, continua a produrre pensieri, non si riesce a concentrarsi, ho sonno…”

Oppure l’istruttore.

“Oggi non si capisce nulla di quello che dice, parla troppo piano, parla troppo veloce, propone cose assurde, quello che propone non riesco a farlo…”

C’è sempre qualcosa a cui addossare la colpa del nostro fastidio, del nostro attrito…

…e guarda caso non siamo mai noi il motivo per cui non ci sentiamo bene.

Lo Yoga invita a riflettere, ad ascoltarsi

…e proprio nell’ascolto di noi stessi, nei momenti di gioia o di attrito, qualcosa emerge.

Occorre chiedersi:” Perché provo attrito?”

“Cosa vuole comunicarmi questo attrito? Perché sono a disagio? Quale parte di me è a disagio?”

“Quando sono a disagio, fisico o mentale, di cosa ho paura?”

“Quale parte di me non accetto?”

La paura fa parte di noi.

Le nostre emozioni sono parte integrante di noi stessi.

Yoga vuol dire Unione.

Yoga quindi è unione anche con le proprie emozioni

Se partiamo dall’assunto che le emozioni si dividano in positive e negative già creiamo divisione.

E da questa divisione nasce la convinzione che alcune emozioni non vadano vissute, non vadano provate, ma sconfitte, allontanate, placate, ignorate ecc…

Così la rabbia viene soffocata, la tristezza ignorata, la paura soppressa, la sofferenza evitata…

Ma davvero siamo chiamati a fuggire la sofferenza? a vincere la paura?

Se sono parti di noi non è allora come dire:”fuggire dal proprio braccio, vincere la propria gamba…”?

Chiediamoci allora:”Quale parte di me non accetto? Perché?”

Questa è ricerca.

E’ un primo passo verso la conoscenza di noi stessi.

 

 

 

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La vastità dello Yoga

Yoga Trento Corsi - La vastità dello YogaLa vastità dello Yoga

Chi non conosce lo yoga è convinto sia poco più che banale stretching.
Chi inizia a praticarlo è convinto siano solo posizioni (asana), tante e scomode posizioni da fare su un tappetino in una palestra.

Chi lo pratica da un po’ scopre che non sono solo posizioni ma c’è anche molto altro, partendo dalle indicazioni di base per approcciarsi allo Yoga (Yama e Nyama) per arrivare alla scienza del respiro (pranayama) e poi all’arte della concentrazione (dharana)…

Lentamente si scopre che lo yoga è molto altro, e che soprattutto non è uno sport. Lo Yoga modifica nel tempo non solo il corpo ma anche alcune dinamiche interne, sbloccando sacche emotive irrisolte, portando all’introspezione e offrendo occasioni di autoanalisi, lavorando sulle emozioni e sui pensieri lo Yoga porta ad osservarsi, a conoscersi un poco di più.

Poi, incuriositi da questa cosa che lentamente si prende sempre più spazio nelle nostre vite, forse per curiosità forse per passione, ci si appresta alla filosofia, si comprano dei libri e si comincia a studiare un poco.

Ed ecco che forse uno sguardo dolcemente stupìto fa capolino nel momento in cui si scopre che la via di Patanjali, o Raja Yoga, costituita dagli otto “anga” dello Yoga è solo una delle tante vie (Marga).

Oltre al Raja Yoga esiste lo Jnana Yoga, la Via della Conoscenza, il Bhakti Yoga, ossia la Via dell’Adorazione, e il Karma Yoga, la Via dell’Azione.

Così dopo 10 anni ci si ritrova a capire che si è aperta una porticina, e che forse dietro c’è davvero tanto.
Dopo 10 anni si realizza che si è solo grattata la punticina di un iceberg gigantesco.
Magari realizzando che lo yoga si porta anche e soprattutto fuori dal tappetino, nella vita di tutti i giorni, come modo di vivere.

La cosa divertente è che dopo degli anni realizzi che non sai più rispondere alla domanda:”Cosa è lo Yoga?”

…e ti accorgi tristemente che nessuno nemmeno se la pone più come domanda perché convinti di sapere la risposta o perché la riposta forse non interessa abbastanza…

Non basterebbero dieci vite per esperire tutto quello che c’è da esperire dello yoga…
…e questo è semplicemente meraviglioso.

 

 

 

 

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La verità selvaggia

La verità selvaggia

di Jeff Foster

 

“Ho visto accadere miracoli, quando le persone han detto semplicemente la verità.

Non la “bella” verità.
Non è la verità che cerca di compiacere o confortare.
Ma la verità selvaggia. La verità selvaggia.
La scomoda verità.
La verità tantrica. La “cazzo di verità”.

La verità che hai paura di dire.
L’orribile verità su di te
che ti nascondi per “proteggere” gli altri.
Per evitare di essere “troppo”.
Per evitare di essere vergognoso e rifiutato.
Per evitare di essere visto.

La verità dei tuoi sentimenti più profondi:
La rabbia che hai nascosto, controllando, congelando gli orrori di cui non vuoi parlare.
Gli impulsi sessuali che hai cercato di intorpidire.
I desideri primitivi che non puoi sopportare di articolare.

Alla fine, le difese si rompono,
e questo materiale “non sicuro” emerge
dal profondo dell’inconscio.
Non puoi più trattenerlo.
L’immagine del “bravo ragazzo” o “bella ragazza” evapora.
Il “perfetto”, il “colui che ha capito tutto”,
L’ lo ‘evoluto’, queste immagini bruciano.

Tu tremi, sudi, ti avvicini al vomito,
pensi di poter morire facendolo,
ma alla fine tu dici la fottuta verità,
la verità di cui ti vergogni profondamente.

Non la verità astratta. Non la verità “spirituale”.
Non una verità formulata con cura, progettata per prevenire l’offesa.
Non una verità ben confezionata.
Ma una verità umana disordinata, infuocata e sciatta.
Una sanguinaria, passionale, provocante, sensuale,
verità mortale selvaggia e non decantata.
Una verità traballante, appiccicosa, sudata e vulnerabile.

La verità di come ti senti.
La verità che consente a un’altra persona di vederti grezza.
La verità che fa sussultare.
La verità che fa battere il tuo cuore.

Questa è la verità che ti renderà libero.

Ho visto scomparire le depressioni croniche e le ansie che durano da tutta la vita da un giorno all’altro.
Ho visto evaporare profondamente i traumi incorporati.
Ho visto la fibromialgia, emicranie, stanchezza cronica, mal di schiena insopportabile, tensione corporea, disturbi allo stomaco, svanire, non tornare mai più.

Naturalmente, gli “effetti collaterali” della verità non sono sempre così drammatici.
E non entriamo nella nostra verità con un risultato in mente.
Ma pensa alle enormi quantità di energia che costa
reprimere la nostra natura selvaggia degli animali,
intorpidire la nostra natura selvaggia,
reprimere la nostra rabbia, le lacrime e il terrore,
sostenere un’immagine falsa e fingere di essere ‘ok’.
Pensa a tutta la tensione che tratteniamo nel corpo,
e il danno che fa al nostro sistema immunitario,
quando viviamo nella paura di “uscire”.

Corri il rischio di dire la tua verità.
La verità che hai paura di dire.
La verità che temi farà girare il mondo.
Trova una persona sicura – un amico, un terapeuta, un consulente, te stesso –
e lasciati entrare. Lascia che ti tengano quando ti abbatti.
Lascia che ti amino
mentre piangi, ti arrabbi, tremi di paura,
e generalmente fai un casino.

Dì la tua fottuta verità a qualcuno – potrebbe solo salvarti la vita, guarirti dal profondo e connetterti con l’umanità in modi che non avresti mai immaginato.”

 

Yoga e Verità

 

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Yoga nudo e semplice

Yoga nudo: lo yoga per la semplicità

Ho sentito parlare spesso di cose un po’ particolari.

Lo Yoga come molte discipline orientali si porta appresso un vocabolario di nomi e concetti davvero vasto che sicuramente disarma l’occidentale medio.

Per chi li sente la prima volta rischiano purtroppo di sembrare cose molto astruse. E non serve andare in India per sbatterci contro. Dalla fiera dell’oriente a Padova, al Sana di Bologna o ad uno dei tanti festival dello Yoga (quello di Merano è un esempio) ecco che subito si apre un mondo, si alza un sipario.

Reiki, Chakra, Aura, Energie sottili, canali energetici, corpo pranico, piano astrale, mantra, doppio eterico, kundalini…

C’è di tutto.

C’è da perdersi.

E con diffidenza solitamente ci si fa un’idea con ciò che appare di più, generalmente la prima facciata, quella consumistica.

Bagni di gong, cremine per aprire i chakra, lettura dell’aura, pendoli…

Non di rado ho visto persone sospettose dare un giudizio affrettato (e solitamente negativo) facendo di tutta un’erba un fascio.

I commenti si possono così riassumere

“un mare di sciocchezze”

“non c’è nulla di dimostrato”

Che tipo di persona sei?

Volessimo fare un gioco, potremmo raggruppare le persone in tre macrotipologie:

  1. quelle scettiche, che rifiutano tutto ciò che non è dimostrabile a priori
  2. quelle credulone che considerano vero tutto quello che viene detto loro
  3. quelle che stanno nel mezzo.

Queste ultime si rendono conto che in ogni settore ci sono persone oneste e capaci e altre che se ne approfittano, si rendono conto che come in ogni cosa ci sono delle verità e delle fesserie e mantengono un atteggiamento aperto seppur accompagnato da un buon spirito critico.

Tuttavia è bene parlarne di questi argomenti, perché oggigiorno il marketing di questo settore ha ormai fatto arrivare alle orecchie di tutti o quasi parole come chackra, energia, aura…

Dove sta la verità?

Sono concetti reali o un mare di fandonie? Esistono i chackra?

yoga trento corsi - chakra

Sicuramente per come è strutturata la nostra società, per le sue radici e mentalità, sono concetti lontani, talmente lontani che vengono generalmente rifiutati o considerati, nel migliore dei casi, fantasticherie, dolci storielle per allietare la notte ai bambini.

Per altre società, che nascono da contesti completamenti diversi, sono concetti molto più vicini e accettati dalla stragrande maggioranza delle persone.

Un esempio su tutti: la reincarnazione.

Abbiamo mezzo mondo che ci crede, l’altra metà che non ci crede.

Chi ha ragione?

Se chiedo ad un Cattolico avrò una risposta, se chiedo ad un Buddista un’altra.

Chi ha ragione?

Non è facile stabilire cosa è vero e cosa è falso, non è facile darsi una risposta. Non possiamo credere ciecamente a tutto né ritenere che tutto sia mera illusione, e perciò, come da tante altre parti, anche in questo settore il reale, la verità, non è evidente, ma nascosta: va cercata, messa in dubbio, provata, riconosciuta, rimessa in dubbio…in un processo costante di ricerca del vero e che non sempre, occorre dirlo, porta a rispondere alle domande con le quali siamo partiti.

Occorre precisare che è enormemente difficile non giudicare tutto e subito. In molti tendono a rifiutare  questo mondo ritenendo i concetti incontrati pura invenzione dell’uomo. Tronfi dall’alto della nostra scienza e barricati in una gabbia di preconcetti e condizionamenti, è molto facile ritenere falso ogni cosa che non possa essere dimostrata scientificamente rifiutando a priori l’esistenza di qualcosa che ci è precluso o totalmente estraneo, un qualcosa che non è percepibile con i normali sensi di cui un essere umano dispone e talvolta nemmeno dalla sua tecnologia.

Ciò che vorrei proporre non è una risposta ma un diverso approccio al problema.

La parentesi storica: un esempio

Prima di Colombo tutti (o quasi) ritenevano che l’America non esistesse. Parlare di un gigantesco continente al di là dello stretto di Gibilterra era pura fantasia. Storie che si potevano raccontare la sera ai bambini per affascinarli. Ciò che la storia insegna è che possiamo stabilire con una buona certezza l’esistenza di ciò di cui abbiamo prove tangibili.

I numerosi reperti storici pervenuti ci aiutano ad affermare che Colombo è partito con le sue tre caravelle alla volta delle Americhe  il 3 agosto 1492 (cercava una strada per l’Asia in realtà). Con le prove scientifiche  possiamo affermare che questo fatto è accaduto.

Non possiamo però affermare ciò che comunemente (ed erroneamente) aggiungiamo noi, ossia che nessuno prima di Colombo abbia intrapreso lo stesso viaggio sbarcando vittorioso sulle coste americane.

L’errore è di logica.

Infatti queste “prove” scientifiche su Colombo sono assolutamente e logicamente non sufficienti, basta fermarsi un attimo a ragionare per capirlo, per asserire che nessuno prima di lui sia mai sbarcato in America. Questa seconda tesi, ossia “Colombo è stato il primo a scoprire l’America” per essere considerata vera avrebbe bisogno di altre evidenze scientifiche, come ad esempio la prova che nessuno è mai sbarcato sulle coste americane prima di lui, tesi evidentemente indimostrabile.

Accade anche che nel tempo la scienza faccia luce su questi aspetti dimostrando ad esempio che I vichinghi sbarcarono prima di Colombo.

La cosa importante è non ricadere nello stesso errore di logica.

Dire infatti che i Vichinghi sono stati i primi a sbarcare sulle coste dell’America equivarrebbe rifare lo stesso ragionamento di prima, semmai dovremmo dire che i Vichinghi, rispetto ai dati a noi pervenuti, sono i primi ma potrebbero anche non esserlo.

Bisogna lasciare la porta aperta.

Altri esempi.

Parlando degli Ufo ad esempio abbiamo una fetta di popolazione che ci crede ciecamente e un’altra che li nega completamente. Le loro tesi sono così riassumibili: “gli ufo non esistono perché non abbiamo mai avuto prova della loro esistenza” e “gli ufo esistono perché, anche se non abbiamo mai avuto prova della loro esistenza, è impossibile che in un universo infinito ci sia un solo pianeta ospitante esseri viventi”.

Tuttavia, per le prove che abbiamo (o meglio che non abbiamo), dobbiamo rifiutare entrambe le tesi perché nessuna delle due è dimostrata o smentita.

Dove sta allora la verità?

Esistono o non esistono?

“Così è se vi pare” diceva Pirandello, nel senso che in sostanza ognuno può credere a ciò che vuole.

Qualcuno invece suggerisce una terza soluzione al problema, ossia quella di “non credere” a queste tesi, in quanto né l’una né l’altra dimostrabili, lasciando il problema irrisolto. Questo ci permetterebbe di tenere l’argomento sempre aperto, e la mente sempre ricettiva al nuovo, ad eventuali evidenze che in un modo o nell’altro possano prima o poi far luce sulla questione. Se decidiamo arbitrariamente, senza ricerca, qual è la verità, perché abbiamo bisogno di credere a qualcosa stiamo in realtà offuscando il problema.

Ripeto allora la domanda: cosa possiamo considerare “reale”?

L’esempio dello Yoga

Cosa centra tutto questo con lo Yoga?

Senza esperienza diretta non possiamo affermare né l’esistenza dei chackra né che non esistano, e così via per molti altri concetti.

E se realizzate davvero questa frase capite anche che questo modo di affrontare la vita e questi temi è oltremodo destabilizzante: ci sradica completamente dalle nostre convinzioni. Noi amiamo le certezze e le rassicurazioni, è un amore che è scritto nel nostro DNA. Il bisogno spasmodico di certezze aiuta a dare un senso, un contorno a ciò che viviamo, a toglierci quell’ansia del futuro, quell’ansia che ci prende le viscere quando realizziamo che nulla è in nostro controllo. Abbiamo bisogno quindi di definire, delimitare il reale da ciò che non lo è.

Ma è davvero così semplice affermare questo o quello?

Dividere tutto in due bei gruppi, belli e distinti, ciò che esiste e ciò che è illusione?

Io credo non sia assolutamente facile dividere il mondo in due gruppi. E’ un esercizio che potrebbero forse fare i bambini nella loro inconsapevolezza e comunque, in base alla propria soggettività, farebbero gruppi sicuramente non corrispondenti gli uni agli altri, questo per dimostrare che tutti abbiamo idee diverse su ciò che esiste e ciò che non esiste.

Il sogno è reale o è illusione?

La sofferenza è reale o è illusione?

Il desiderio è reale o è illusione?

Una rosa è reale o è illusione?

Un chackra è reale o è illusione?

Abbiamo davvero troppe certezze.

Solo fermandoci un attimo in più a pensare possiamo lasciarle cadere facendo spazio alla fresca leggerezza delle domande. Siamo davvero convinti di troppe, troppe cose. La vita, la vita vera intendo, offre ben pochi appigli. Accade sempre qualcosa di inaspettato, che ci rovina i nostri meravigliosi progetti, i nostri perfetti e infallibili piani per il futuro.

Per questo affermo che ho trovato soprattutto domande, perché non mi basta un libro che parla di chackra per convincermi che esistano, né il fatto che non si possano dimostrare/misurare per convincermi che non esistano.

Mi sento un po’ come San Tommaso per certi versi, che ha bisogno di un’esperienza diretta (possibilmente ripetibile) per credere o non credere a questo o quello. In realtà San Tommaso non credeva fino a prova contraria, io invece lascio proprio il problema aperto e irrisolto in tutta la sua bellezza di essere un mistero senza dover per forza sbilanciarmi da una parte o dall’altra definendolo.

Con questo approccio lo Yoga diventa davvero un viaggio meraviglioso, senza dogmi, verità acclamate, fastidiose superstizioni. Lo yoga diventa pura esperienza personale e profonda indagine, vera ricerca scientifica dove si ragiona sulle tesi e sulle evidenze che il nostro corpo ci offre come risposta, un’avventura dentro se stessi, con i suoi momenti d’estasi e di sconforto, i suoi passi e le sue conquiste, o con la realizzazione che bisogna tornare indietro da capo e ricominciare nuovamente.

Per questo ho esordito “per uno yoga nudo e semplice”, intendendo uno yoga disadorno di tutti i concetti che sono stati tanto ripresi e inflazionati nel settore, uno yoga che non considera vero o falso a priori ciò che è scritto su un libro, ma che si propone come scopo l’esperienza diretta, con gran onestà intellettuale, pazienza e dedizione, e la consapevolezza che potrebbe anche essere che alcuni misteri, anche dopo tanto cercare, rimangano comunque tali.

 

 

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Filosofia e origini dello Yoga

Le origini dello yoga risalgono a migliaia di anni fa nell’antica India. Si tratta di una pratica spirituale, filosofica e fisica che mira a raggiungere l’armonia tra mente, corpo e anima. Lo yoga ha radici profonde nelle tradizioni indù e buddiste ed è stato sviluppato in un contesto culturale e religioso diversificato.

Le prime tracce dello yoga possono essere trovate nei testi sacri dell’India antica, con i Veda, scritti tra il 1500 e il 500 a.C., che contengono riferimenti a tecniche meditative e pratiche ascetiche. Tuttavia, è nel periodo degli Upanishad, intorno all’VIII secolo a.C., che lo yoga ha iniziato a essere descritto come un percorso per raggiungere l’illuminazione e la conoscenza spirituale.

approfondisci l’argomento – Le origini dello Yoga

Il sistema filosofico Sankhya (talvolta tradotto come Samkhya) è uno dei sei Darshana (punti di vista) tradizionali dell’antica filosofia indiana. Fondato da Kapila, il sistema Sankhya si basa sulla dualità di Purusha (spirito) e Prakriti (materia primordiale). Esso cerca di comprendere l’origine dell’universo e la liberazione spirituale attraverso l’analisi e la discriminazione delle entità materiali e spirituali. E’ la filosofia teorica da cui nascono gli Yoga Sutra, come metodo pratico per realizzare ciò che è descritto nel Sankhya.

approfondisci l’argomento – Il sistema Sankhya  

Lo Yoga pratico nasce in origine come pratica soprattutto meditativa, viene anche chiamato Raja yoga, o Yoga regale,  ed è stato sistematizzato da Patanjali nell’opera “Yoga Sutra”, scritta circa nel II secolo a.C. Questo testo è considerato uno dei principali pilastri della filosofia dello yoga e definisce gli otto “anga” o membra dello yoga, che includono la pratica fisica delle posture (asana), la scienza del respiro (pranayama) e la meditazione (dhyana).

approfondisci l’argomento – Gli Yoga Sutra e Patanjali

Nel corso dei secoli, lo yoga si è evoluto e ha incorporato influenze da altre tradizioni spirituali e filosofiche. Durante il XIX e il XX secolo, lo yoga è stato introdotto in Occidente e ha sperimentato un crescente interesse a livello globale. Oggi, lo yoga è ampiamente praticato in tutto il mondo, con diverse forme e stili, concentrandosi sia sulla dimensione fisica e di fitness, sia su quella spirituale e meditativa. È considerato uno strumento potente per promuovere il benessere mentale, fisico ed emotivo, e continua ad avere un impatto significativo sulla vita di molte persone.

approfondisci l’argomento – tipologie di yoga e Yoga Marga

 

Vedi il modulo Yin Yoga

 

 

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Yin Yoga

Yin Yoga 

l’arte della quiete negli asana

Lo Yin Yoga è una pratica semplice e dal ritmo lento, che agisce sul tessuto connettivo profondo del corpo. Allo stesso tempo aiuta a migliorare la capacità di movimento delle articolazioni, a stimolare il flusso energetico dei meridiani e degli organi, a calmare le emozioni, ed a preparare il corpo e la mente per stati profondi di meditazione. Yin Yoga Trento Mantenendo ogni asana per alcuni minuti e seguendo una respirazione profonda e consapevole, lentamente si cominciano a rilassare i muscoli, permettendo al tessuto connettivo profondo che avvolge i muscoli e danno forma alle capsule articolari (fascia, legamenti, tendini ed ossa) di nutrirsi, fortificarsi ed “allungarsi” in modo sicuro e terapeutico.

La pratica Yin si focalizza sull’auto-osservazione e sull’ascolto. Quando si assume una postura, seguendo l’allineamento naturale, si lasciano andare tutte le distrazioni e idee preconcette e si porta l’attenzione in modo particolare nel momento presente, su un’intenzione e senza giudicare, sviluppando così la capacità di sentire il movimento nel non-movimento, di percepire le sensazioni del corpo o le emozioni che emergono, e di sentire il respiro, con la mente e con il cuore.

Lo Yin Yoga ha il solo scopo di rilassare e calmare e non include quasi mai una parte di lavoro Yang.

Lo Yin Yoga si ispira al concetto taoista di yin e yang, il giusto equilibrio tra forze opposte e complementari della natura. Tutto quello che è chiaro, mobile, caldo, flessibile, morbido ed attivo è di natura yang. È invece yin ciò che è scuro, quieto, freddo, rigido, duro e passivo. All’interno del nostro corpo, i muscoli sono di natura yang perché sono morbidi ed elastici, mentre il tessuto connettivo (fascia, legamenti, tendini, cartilagine ed ossa) è rigido, duro o poco flessibile ed è di natura yin. Il proposito è rilassarsi completamente nella posizione. Più a lungo si mantiene la posizione, più è possibile lasciare andare le tensioni. Di conseguenza nello Yin Yoga si lavora sui tessuti profondi come i tendini, la fascia e i tessuti connettivi.

Lo scopo dello yin yoga è dunque rilassare i muscoli e stimolare il tessuto connettivo applicandovi una tensione ottimale per un certo tempo e mantenendo una respirazione profonda. In questo modo il tessuto si allunga, si fortifica e si apre lentamente, creando più spazio tra le articolazioni, migliorandone il movimento e rendendole più salde, stabili e forti. Inoltre, secondo la teoria dei meridiani della medicina cinese, il tessuto connettivo ospita i punti d’incrocio dei canali (meridiani secondo la tradizione cinese o nadi secondo quella indiana) attraverso i quali scorre l’energia vitale, detta anche Prana o Chi.

Tale flusso energetico rallenta e ristagna, soprattutto attorno alle articolazioni (bacino e parte bassa della schiena, seguito delle ginocchia e le spalle), in mancanza di una corretta attività fisica. In tal caso, per equilibrare i meridiani, è particolarmente utile una pratica yin lenta e consapevole, in cui ogni posizione è mantenuta passivamente per alcuni minuti, per aprire e stimolare le articolazioni, e incrementare il flusso energetico.

 
Sebbene questo yoga sia principalmente statico e non impegnativo da un punto di vista energetico-muscolare (non si fa fatica fisica né si suda) è particolarmente sfidante invece da un punto di vista mentale perché si pone in completa antitesi alla diffusa iperattività fisica e mentale che tanto caratterizza la nostra società occidentale.
 
Non siamo più capaci di restare fermi e in pace con noi stessi.
 
Anche di fronte alla fila di un supermercato o semplicemente aspettando l’ascensore ecco arrivare la noia, l’impazienza, l’irritazione del dover aspettare, del dover attendere (e soprattutto del dover stare qualche istante con noi stessi).
 
Nello Yin Yoga “non si usa il corpo per entrare in una posizione ma si usa la posizione per entrare nel corpo” – Bernie Clark
 
Nel Tao, lo Yin (mezzaluna nera) pur completando lo yang contiene lo stesso principio Yang (rappresentato dal punto bianco) e viceversa. Questo principio che vede lo Yin e lo Yang non solo complementari ma che si contengono reciprocamente viene interpretato nello Yin Yoga come stasi (Yin) nel corpo e accesa Presenza mentale (Yang).
 
I tempi di “stasi” delle varie posizioni possono variare molto, sia da posizione a posizione sia durante il corso dell’anno proporzionalmente all’esperienza dei praticanti.
In linea generale all’inizio del corso le asana sono mantenute per circa 3 minuti l’una (si ricorre all’occorrenza al suono di un campanellino che aiuta nel mantenere i tempi) inframmezzate da alcune posizioni o movimenti che aiutano a compensare il lavoro fatto e a sciogliere ulteriormente la fascia. Verso la fine del corso vengono proposte Pratiche in cui un’asana o un gruppo di asana vengono mantenute per un tempo più lungo arrivando anche a 5 – 6 minuti per posizione.
 
Gli esercizi di concentrazione (Dharana) proposti durante le varie tecniche sono molteplici ma tutti miranti a radicare la persona nel momento presente facilitando lo stato meditativo (inteso come cessazione delle modificazioni mentali – Yogas Chitta Vritti Nirodha).
 
L’ancoraggio al corpo e alle sue sensazioni diventa leva importante per rimanere adesi al “Qui ed Ora” imparando a conoscere la mente, il funzionamento del pensiero e le reazioni emotive meccaniche ad esso correlate.

 

Per saperne di più continua ad approfondire:

Introduzione allo Yin Yoga

Storia dello Yin Yoga

La Pratica dello Yin Yoga

Posizioni nello Yin Yoga

 

Referenze: “Yin Yoga… Outline of a quiet practice”, Paul Grilley. White Cloud Press 2002 – http://www.paulgrilley.com “Insight YOGA”, Sarah Powers. Shambhala 2008 – http://www.sarahpowers.com “Brightening our inner skies Yin and Yoga”, Norman Blair, MiMargins cMac  2017 – http://www.yogawithnorman.com “YinSights”, Bernie Clark. 2007 – http://www.yinyoga.com

 

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