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Giochi di Presenza – Quarta sessione

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Giochi di Presenza – Quarta sessione

“… Nel momento in cui diventate consapevoli di uno stato negativo in voi stessi non vuol dire che avete fallito. Vuol dire che avete avuto successo. Fino a che questa consapevolezza non accade vi è un’identificazione con gli stati interiori e quell’identificazione è l’Ego. “

 

Mano a mano che si allena la Presenza su piccoli oggetti esterni, provateci a farci caso, magari già accade, naturalmente si comincia ad osservare in modo più chiaro e limpido il proprio stato emotivo e mentale. Lentamente comincerete a vedere l’Ego sempre con più chiarezza.

Se dapprima è solo un nome che si dà ad un qualcosa ma che in realtà non si capisce veramente bene cosa sia e comunque non si riconosce in noi, in un secondo momento si alza come un sipario e vedrete chiaramente tutti i giochetti Egoici di cui parla Tolle.

Fate quindi sempre più caso non solo agli oggetti esterni, ma anche se capita a ciò che vivete, alle vostre reazioni alla vita stessa, qualunque esse siano e senza mai giudicarle per positive o negative. Provate a riconoscere i fatti dalle interpretazioni dei fatti che ne da la nostra mente.

Alcuni grandi saggi dicono di avvicinarsi alla Presenza con l’idea di lasciarla accadere. Provate entrambi questi approcci, da un lato tu che cerchi lo stato di Presenza, dall’altro tu che ti tiri in disparte e lasci che lo stato di Presenza accada.

Astenetevi quanto più possibile dal giudizio. Osservate senza interpretare, senza tirare conclusioni. È normale che accada di giudicarsi ma se potete assaporate che spazio si apre in voi se invece di etichettare con la parola flop l’intera settimana (accade mentre si provano queste tecniche) si fa invece un sorriso e si lascia andare quel leggero rammarico o convinzione di non aver fatto abbastanza o di non aver centrato l’obbiettivo.

Il nostro è un gioco senza scopo.

Nel momento in cui gli diamo uno scopo ecco che si attiva la struttura Egoica e con essa il desiderio di realizzare o conquistare questo o quello. Il nostro gioco è proprio questo, attraverso la Presenza poter vedere il nostro Ego, il bisogno costante di giudicare, valutare, realizzare, ottenere, dimostrare… E una volta visto l’Ego, sorridergli amorevolmente come un adulto fa con un bambino.

Usate questa “sconfitta dell’Ego”, di non avercela fatta, per cambiare punto di osservazione e spostarsi oltre l’Ego. Questa è una porta che si apre in realtà, perché grazie al l’attrito di questa Pratica, alla fatica e alla delusione della sconfitta, è possibile avere uno scorcio dell’Ego e poterlo osservare dal mare di Amore che siamo e che ci contiene al tempo stesso. Amatevi intensamente e amate la vostra fragilità.

Se riuscite state in questo spazio di “sconfitta” perché racchiude, se c’è vera arresa, anche una vera Pace.

 

 

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